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Racconti brevi

Squitty Sesamo

È la sesta vigilia di Natale per Gabry e Miki. Hanno entrambi cinque anni, anche se i loro compleanni sono separati da quattro mesi.

Stanno trascorrendo insieme le festività, perché la famiglia si è riunita a casa dei genitori di Miki in un paese delle Prealpi Lombarde per vivere un po’ più intensamente l’atmosfera magica del Natale.

I bambini sono eccitatissimi al pensiero dei regali che riceveranno la mattina successiva. Per questo motivo faticano a prendere sonno.

«Miki, cosa hai chiesto a Babbo Natale?»

Il piccolo padrone di casa è più vicino a cedere al sonno, perciò sbadiglia apertamente prima di rispondere: «Un trattore telecomandato. E tu?»

«Un drone!»

Miki commenta con gli occhi già chiusi: «Che cos’è un drone?»

«È una specie di elicottero, ma con la telecamera. Così posso mandarlo in giro per le strade e vedere cosa fanno le persone, e scoprire se qualche grande sta facendo il cattivo. Forte, vero?»

Gabry non riceve nessuna risposta, perché il respiro di suo cugino è quello profondo tipico di chi sta già dormendo.

L’unico bambino rimasto sveglio nella stanza si preoccupa. È infatti fin troppo eccitato per l’arrivo dei regali, inoltre dormire in un letto non suo lo ha sempre messo in difficoltà, perciò fatica a prendere sonno: e se per colpa sua Babbo Natale decidesse di saltare quella casa? Come spiegherebbe a suo cugino ed a tutta la famiglia che è sua la responsabilità del triste vuoto sotto l’albero?

Pensa per qualche istante se sia il caso di andare ad avvisare i suoi genitori, ma teme che possa essere già troppo tardi. Alzarsi in quel momento potrebbe avere conseguenze terribili per il Natale di tutti.

Mentre queste preoccupazioni lo tormentano, un flebile rumore di passi giunge da un piccolo buco dietro ad un armadio, di cui nessun essere umano si è mai reso conto. D’altronde, quel mobile non viene spostato da circa cinquant’anni.

L’anta dell’armadio si apre leggermente dall’interno, richiudendosi senza cigolii un attimo più tardi.

Una vocina delicata e leggermente nasale fa sobbalzare il bambino più agitato della Lombardia: «Ehi, tu: come ti chiami?»

Gabry si volta verso l’origine di quelle parole, anche se il buio gli impedisce di scorgerne la fonte.

Si sforza di chiedere: «Chi sei?»

È spaventato, perché chiaramente non si tratta di nessuno tra gli adulti che in quel momento sono nelle altre stanze della casa. Nessuno gli chiederebbe il suo nome, né parlerebbe con quella assurda voce.

Un topolino si avvicina alla luce di cortesia, posta sul comodino di Miki che continua a dormire. Il timbro del nuovo arrivato si fa un po’ più nasale a causa dell’agitazione.

«Non si risponde ad una domanda diretta con un’altra domanda! I tuoi genitori non ti hanno insegnato l’educazione?»

Gabry scoppia in una risata, anche se trattenuta per non svegliare nessuno, e soprattutto per non allarmare Babbo Natale qualora fosse in arrivo.

«Mi chiamo Gabriele. Ma tu chi sei?»

Il topino annuisce soddisfatto: «Così va meglio. Io mi chiamo Squitty. Squitty Sesamo, per la precisione, perché in effetti è un nome fin troppo comune. Pensa che ho venticinque fratelli che si chiamano come me.»

Il bambino pensa per un istante al fatto che non ha mai sentito nessuno chiamarsi così, né si ricorda di libri sui topi letti dalla sua mamma che riportino quel nome. Molto strano.

Il nuovo arrivato mostra una certa fretta: «Forza, alzati e mettiti addosso una felpa e delle calze antiscivolo, dobbiamo andare.»

Il tono imperativo mette Gabry a disagio. È ora di svegliare suo cugino perché venga a conoscenza di ciò che sta avvenendo nella sua stanza.

«Miki! Ehi, Miki, guarda chi è venuto a trovarci!»

Squitty Sesamo cammina distrattamente verso Gabry, finendo per calpestare con i suoi piedini proprio il cuginetto.

«Chi sarebbe questo Miki?»

L’unico bambino sveglio risponde ridendo: «Ma è sotto di te, gli stai camminando sopra!»

«Per mille semi di sesamo! Giuro che non me n’ero accorto. Sì, può esserci utile anche lui. Più siamo e meglio è. Ehi, giovane, sveglia! È ora di andare. Giovane? Senti un po’, come hai detto che si chiama?»

« Miki, Michelangelo è il suo nome per intero.»

«Se avesse già i baffetti glieli tirerei, ma come devo fare? Ho capito: gli farò un bel solletico sotto al collo.»

Le manine di Squitty Sesamo accarezzano rapide il collo di Miki per provocargli il solletico.

Il bambino dapprima si agita leggermente, quindi si gira scocciato sul fianco opposto rispetto al cugino.

«Dai, Gabry, lasciami dormire!»

« Miki, non sono io! Guarda chi è stato a farti il solletico!»

Il piccolo padrone di casa viene risvegliato da quelle parole senza senso: cosa mai dovrebbe essere, se non un dispetto di suo cugino?

Aprendo gli occhi, scorge il topolino caduto di fianco a lui per colpa del suo rapido movimento a dare le spalle a Gabry.

Sta per urlare per lo spavento, ma Squitty Sesamo è rapido nel mettergli le manine sulle labbra per zittirlo.

«Ehi, non vorrai svegliare tutti. È pur sempre la vigilia di Natale.»

La voce assonnata di Miki contiene anche qualche segno della sua paura dovuta alla sorpresa: «Ma tu chi sei?»

«Giusto, che maleducato, grazie a tuo cugino io conosco già il tuo nome ma non mi sono ancora presentato: sono Squitty Sesamo, ed ho un urgente bisogno di entrambi. Forza, mettetevi addosso qualcosa e venite con me.»

Mentre il topolino si avvia con passo deciso verso l’armadio, Miki implora Gabry per una spiegazione: «Dove stiamo andando?»

Il cuginetto allarga le braccia, mentre si alza dal letto: «Non lo so! È arrivato poco fa, ma è molto agitato e ha bisogno del nostro aiuto.»

Miki cerca di prendere in mano la situazione come farebbero i suoi genitori: «Scusa, Squitty, ci potresti dire dove stiamo andando?»

Il topolino si volta infastidito: «Ho detto Squitty Sesamo. Se dovessimo incontrare qualcuno dei miei fratelli, chiamandomi solo Squitty ci volteremmo tutti, sarebbe davvero imbarazzante. Comunque ho bisogno del vostro aiuto perché ho commesso un grosso pasticcio nel mio paese, ma vi prometto che sarete di ritorno prima che arrivi Babbo Natale, sempre che vi siate meritati qualche regalo.»

I due bambini non sono ancora convinti di volerlo seguire, ma quella situazione ha qualcosa di decisamente magico. Vogliono scoprire cosa si nasconda dietro all’agitazione del nuovo arrivato.

Indossano felpe e calze antiscivolo, aiutandosi a vicenda per la mancanza dei genitori. Impiegano più tempo di quanto Squitty Sesamo si sarebbe aspettato, perciò il topino inizia a battere nervosamente il piede sul pavimento.

Quando finalmente è tutto pronto, i tre si avvicinano all’anta dell’armadio. Squitty Sesamo entra per primo, infilandosi fra i vestiti per raggiungere un piccolo foro sul retro del mobile. Scompare subito nel buio, per fare ritorno qualche istante più tardi.

«Beh, cosa state aspettando?»

Gabry risponde per primo: «Come facciamo ad entrare lì dentro? È troppo piccolo!»

Miki gli fa eco: «Già, ed è anche troppo buio.»

«Avete ragione, i vostro occhi non sono abituati all’oscurità. Prendete quella lucina notturna.»

Giusto, la luce notturna senza fili. Come avevano potuto non pensarci prima? Sperano solo che non si scarichi nel momento sbagliato, ma di solito dura tutta la notte.

Il topolino riprende, dopo che Gabry è tornato verso l’armadio con la luce in mano: «Per quanto riguarda le dimensioni, non vi preoccupate: se vi dirigerete verso il corridoio in cui entrerò con fiducia e coraggio, vi ritroverete alti come me senza nemmeno accorgervene. È una promessa di topo.»

I due bambini si ritrovano come per magia nel corridoio, camminando dietro a Squitty Sesamo. Come aveva detto il topolino, ora sono alti esattamente come lui.

Gabry ride, osservando il suo corpo e quello del cugino così diversi rispetto a come li ricordava fino ad un secondo prima.

Miki invece è più preoccupato da quello che li attende: di fronte a loro, infatti, non si vede assolutamente nulla. Non sa davvero cosa aspettarsi dai prossimi passi nell’oscurità.

Squitty Sesamo li incita affinché aumentino l’andatura: «Forza bambini, non abbiamo tempo da perdere. Seguitemi, non abbiate paura!»

Nonostante le parole della loro guida, i due cuginetti di paura ne hanno eccome!

Con loro grande sorpresa e sollievo, girato un angolo nel buio corridoio, iniziano ad intravedere una luce in lontananza.
«Eccoci, siamo quasi arrivati al mio villaggio.»

L’entusiasmo di Squitty Sesamo è tale che aumenta ancora la velocità delle sue zampe da topo, lasciando indietro i suoi compagni di avventura.

Dopo qualche passo si volta, sorpreso di non trovarli dietro di sé: «Ehi, dove siete finiti?»

Gabri è il primo a rispondere, cercando di far uscire le parole nel bel mezzo del fiatone: «Arriviamo, ma siamo solo dei bambini, devi andare più piano!»

«Già,» aggiunge Miki, «perché non hai scelto di portare con te degli adulti? Loro sì che non ti avrebbero fatto perdere tempo.»

Squitty Sesamo risponde con gli occhioni spalancati: «Starai scherzando, spero: gli uomini adulti mi avrebbero cacciato a pedate non appena mi fossi fatto vedere da loro nel bel mezzo di casa vostra!»

I cuginetti si trovarono d’accordo con il topolino. I grandi non sono proprio in grado di cogliere la magia in un animale che parla, avrebbero visto solo un essere pericoloso e sporco, insomma da eliminare al più presto.

Immersi in queste riflessioni sulla differenza tra bambini e persone più grandi, i tre giungono fino al villaggio.

I nuovi arrivati restano a bocca aperta: quello che si trovano di fronte è un vero e proprio paese, costruito con pezzi di tronchi ed altri oggetti recuperati dalle case degli uomini. Ci sono abitazioni, negozi, parchi dove le mamme portano a spasso i topolini, campi sportivi, e persino un piccolo fiumiciattolo che scorre di fianco alla strada principale. Al posto del soffitto del corridoio, sopra le loro teste c’è ora un altissimo tetto in plastica trasparente, così che la luce del sole possa entrare come se si trovassero all’aria aperta, con la differenza che là sotto gli abitanti sono al riparo dai predatori.

«Wow!», esclama Miki.

Quella cittadina costruita con pezzi recuperati un po’ dove capita ricorda tanto ai due bambini le costruzioni con cui si divertono quando si trovano nei parchi giochi comunali, oppure nei boschi delle Prealpi Lombarde.

«Beh, in effetti devo ammettere che siamo stati proprio bravi.»

Squitty Sesamo non può evitare di vantarsi per l’impegno e la fantasia dei suoi concittadini.
«Ora però ho bisogno che mi seguiate nella biblioteca del villaggio.»

Gabri non riesce a distogliere lo sguardo da tutte le curiosità che trova intorno a sé. Sembra davvero di ritrovarsi in un paese costruito dagli esseri umani, solo che gli abitanti sono tutti topi.

La cosa più buffa è che questi ultimi non hanno bisogno di vestiti, quindi se ne vanno in giro con la pelliccia al vento, senza provare imbarazzo.

Miki, invece, è decisamente interessato a quello che gli riserverà ancora la loro straordinaria avventura. Non sa infatti cosa aspettarsi dalla biblioteca. Spera proprio che Squitty Sesamo si renda conto di come i bambini della loro età non siano ancora in grado di leggere.

In effetti, però, intorno a loro vedono solo cartelli pieni di disegni, nulla che ricordi una scrittura. Che strani libri troveranno in biblioteca? Forse pagine e pagine di disegni? Con quelli sì che i due cuginetti potrebbero dare una mano alla loro guida.

Una volta entrati in un luminoso edificio costruito tutto a vetri, restano di nuovo sorpresi: nel centro dell’unica grande sala c’è un computer, da cui escono decine di cavi collegati a tante postazioni da cui alcuni topi stanno consultando diverse informazioni. Ci sono topi studenti che si preparano per un’interrogazione, topi architetti che scelgono come costruire un nuovo edificio per la città, una nonna che cerca una ricetta per deliziare i nipotini, e per tutti costoro le informazioni hanno una forma diversa da quella dei libri degli uomini: come immaginava Miki, si tratta sempre e solo di immagini.

Gabri pronuncia la domanda più ovvia: «Che strana biblioteca, non avete libri di carta?»

Squitty Sesamo risponde con un sorriso: «Certo che no, non abbiamo la vostra abilità nello scrivere, e non avremmo la possibilità di sfogliare con le nostre zampe decine e decine di pagine. Questo computer, però, contiene tutta la conoscenza di cui abbiamo bisogno. Inoltre, può essere facilmente aggiornato da chiunque faccia delle nuove scoperte.»

Anche in questo caso, i due cuginetti non possono fare altro che trovarsi d’accordo con lui.

«Ora però veniamo al motivo per cui vi ho portati fino a qui.»

La loro guida preme sul touch screen con gesti sicuri, fino a richiamare un disegno molto particolare. Si tratta di un bastone con in cima un ricciolo dorato, tenuto in mano da un topo che sembra molto importante.

«Questo è il conte della Terra sotto la Cupola, Squeo Baffo. Regge lo Scettro del Potere, il simbolo del nostro territorio. Non si tratta solo di un bastone: è un oggetto magico!»

I cuginetti lo squadrano con incredulità.

«Non vi fidate ancora di me, dopo avervi trasformati in esserini piccoli come me ed avermi sentito parlare?»

Miki decide di dargli un’occasione, mentre Gabry rimane piuttosto scettico.

«Questo è l’oggetto che ci rende topi speciali. Senza di esso, torneremmo ad essere roditori qualsiasi: scaveremmo tane, rovisteremmo nelle vostre pattumiere, non sapremmo parlare né comportarci come voi.»

Squitty Sesamo fa scorrere alcune immagini, per lui dotate di grande significato ma incomprensibili per i due bambini. Per fortuna, decide di proseguire nel racconto.

«La leggenda narra di un topo coraggioso, di nome Squattilus, che tanto tempo fa attraversò mari e monti per raggiungere la Foresta dei Mille Serpenti. Laggiù affrontò giorni e giorni di sfide terribili, tanto che arrivò alla fine del suo percorso con la certezza che non avrebbe mai avuto la forza per tornare a casa. Il suo obiettivo era quello di recuperare un tesoro prodigioso, che avrebbe regalato al suo popolo la saggezza degli uomini. Con le ultime energie, Squattilus arrivò al centro della foresta e, dopo avere trascorso un tempo lunghissimo a combattere, dovette per la prima ed unica volta risolvere un indovinello, che nessuno ha portato fuori dalla Foresta. Ha risposto con saggezza, ha conquistato lo Scettro e soprattutto la fiducia e l’ammirazione del più forte e saggio fra tutti i serpenti, Quet… Ques… Aspettate: Quetzalcōātl!»

I due bambini arricciano il naso di fronte a quel nome impronunciabile che il topo sembra aver letto nel disegno sullo schermo di fronte a lui, nonostante sia privo di scritte.

Squitty Sesamo prosegue: «Il serpente alato lo fece salire sul suo dorso e lo riportò a casa, sfinito ma felice per il risultato della sua avventura. Da allora, il nostro popolo ha acquisito la saggezza di vuoi uomini, unita alla capacità dei topi di usare i sensi. Da queste doti combinate, è nata la nostra magia, anche se nessuno di noi è in grado di compiere qualcosa di più serio rispetto a qualche trucchetto per stupire i cuccioli, o per rimpicciolire due bambini fino all’altezza di un topo.»

Miki e Gabry sorridono compiaciuti dopo essere stati citati nell’esempio.

Il racconto di come lo Scettro sia giunto nelle mani di quel popolo è finito, perciò Gabry freme dal desiderio di scoprire quale sarà la loro missione: «Perché ci hai portati qui?»

Una voce risuona nelle teste dei due cugini: «Gabry, Miki, dove vi siete nascosti? Babbo Natale non ama i bambini che stanno svegli per spiarlo. Forza, venite fuori e tornate subito a dormire.»

I cuccioli d’uomo spalancano la bocca per la sorpresa e la delusione.

Miki è il primo a commentare: «Mamma, no, proprio adesso! Dobbiamo ritornare alla stanza.»

Squitty Sesamo sorride, tranquillizzandoli: «Non vi preoccupate, ora conoscete il nostro mondo. Tornerò presto per riportarvi da noi, ed iniziare la nostra avventura.»

Gabry è preoccupato per la loro guida: «Ma come, avevi tanta fretta di farci venire qui!»

«Lo so, ma non si può far preoccupare una mamma. Vedrete, me la caverò, nel frattempo vi riporto indietro con la magia. A presto, piccoli amici miei!»

«A presto, Squitty Sesamo!», rispondono all’unisono i bambini, mentre una folata di vento li conduce in un batter d’occhio nell’armadio, dove riprendono la loro altezza naturale.

Escono quatti quatti, ma non possono evitare che la mamma di Miki li scopra.

«Due monelli, cosa ci facevate lì dentro?»

I cuginetti non sanno cosa rispondere, perciò tornano silenziosamente sotto le rispettive coperte. Qualche coccola più tardi, scivolano in un sonno sereno e piacevolmente ricco di sogni su di un mondo fantastico, popolato da topi dall’aspetto e l’intelligenza simili a quelli degli esseri umani.

Il mattino seguente, festeggeranno il Natale senza ricordare nulla di quanto è loro accaduto quella notte, ma quando l’avventura tornerà a chiamarli, Squitty Sesamo e la Terra sotto la Cupola saranno di nuovo familiari come se i due bambini non avessero mai abbandonato quel luogo magico.

A presto, piccoli amici!