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Racconti brevi

Rain in New York

Hannah uscì dal The MAve con una certa fretta. Aveva un colloquio di lavoro mezz’ora più tardi sulla 10th Street, era perciò perfettamente in orario. Il problema era rappresentato dalla pioggia che scendeva a gocce piccole ma molto fitte, rendendo conseguentemente imprevedibile il traffico di Manhattan.

Se non fosse stata l’occasione della sua vita, il lavoro per cui si preparava da sempre nella città in cui aveva sempre sognato di vivere, non si sarebbe dannata l’anima per prendere un taxi al volo: avrebbe atteso che ne arrivasse uno chiamato dall’albergo. Si trattava invece esattamente del suo grande momento, e non avrebbe permesso che quella pioggia primaverile glielo rubasse.

Aveva portato con sé un ombrello abbastanza grande da coprirla a sufficienza anche in caso di leggero vento, e l’idea non sarebbe stata malvagia, non fosse stato per la pessima scelta di affondare una scarpa in una pozzanghera nascosta nel marciapiede. Iniziava ad innervosirsi, e non andava affatto bene: aveva un colloquio, doveva sforzarsi di mantenere la calma e, soprattutto, la sua proverbiale positività. Chiuse gli occhi per un istante, respirando a fondo per ritrovare il controllo.

Quando li riaprì, vide un taxi decollare davanti ai suoi occhi. Aveva appena lasciato proprio di fronte al The MAve due ragazzi, probabilmente europei. Era certa che i due giovani non avessero lasciato alcuna mancia, perché l’autista era ripartito con il volto tipico di chi sa di essersi fatto fregare. Hannah alzò disperatamente la mano per farsi notare, ma l’uomo aveva evidentemente la testa altrove e non se ne accorse.

La buona sorte iniziò tuttavia a soffiare nella sua direzione, come una piacevole brezza in grado di spingere via quella sensazione di fresca umidità che stava penetrando in lei. L’ospite di un altro taxi doveva infatti averla vista mentre agitava il braccio, e soprattutto mentre scrollava frustrata l’ombrello finendo per bagnarsi il soprabito. Chiese pertanto all’autista di fermarsi per capire se lei andasse nella sua stessa direzione.

«10th Street», disse Hannah con un timido alito di speranza. Il taxista si voltò verso il suo passeggero, in cerca di una conferma.

«Va bene, salga pure, faremo una piccola deviazione ma non ho molta fretta. Non direi la stessa cosa di lei.»

La donna si accomodò sul sedile posteriore, a fianco del suo cortese ospite: «Hannah, piacere. Sì, effettivamente sono un po’ di corsa. In realtà ho ancora tempo per arrivare al mio appuntamento, ma avendo un colloquio di lavoro importante non vorrei correre rischi, con questo traffico.»

«Michael, piacere. Ha ragione, non si può mai sapere, con questa pioggia è difficile spostarsi in macchina. Io in effetti preferirei andare a piedi, ma devo andare vicino a Zuccotti Park, arriverei completamente bagnato.»

Hannah si mostrò sorpresa: «Davvero preferirebbe camminare sotto la pioggia?»

«Senza alcun dubbio. La trovo estremamente rilassante. I rumori della città sono attutiti, il caos quasi scompare. Passeggiando per Manhattan in una giornata di pioggia, sotto il mio ombrello, riesco a mettere a frutto le mie idee più di quanto non faccia in una mezza giornata trascorsa in ufficio.»

«Devo dire che non l’avevo mai pensata in questi termini. Potrebbe avere ragione.»

Entrambi pensarono di avere incontrato una persona sorprendentemente affascinante, e che quella pur breve compagnia avrebbe alleviato le preoccupazioni delle loro rispettive giornate. La loro reciproca conoscenza finì quando si lasciarono sulla 10th Street, luogo del colloquio di Hannah. Che per dovere di cronaca, si concluse positivamente, offrendo alla ragazza l’occasione della sua vita.

Trascorsero le stagioni, e gli anni con esse. Dieci, per la precisione, a partire da quella fresca e piovosa mattina newyorkese. Michael aveva nel frattempo sposato una donna poco più grande di lui. Lei aveva deciso che il loro matrimonio fosse indispensabile. Lei aveva voluto il primo figlio, senza che Michael avesse una reale ragione per opporvisi. Sulla secondogenita, in effetti, ci furono invece diverse discussioni, se non altro perché venne al mondo con l’ingrato compito di rinsaldare un rapporto che si era rapidamente logorato. L’ignara bambina fallì, ed il divorzio giunse senza lo stupore di parenti o amici.

Hannah, invece, si era dedicata anima e corpo al suo lavoro. Poco importa di cosa si tratti, in fondo è più importante sapere che dopo dieci anni lo viveva ancora con l’entusiasmo del primo giorno. Aveva nel mentre attraversato un paio di relazioni importanti, finite con due grosse delusioni dovute alla consapevolezza di avere giudicato male i suoi partner. Aveva cercato uomini dal carattere forte, per sostituire inconsciamente il padre che aveva rappresentato la figura più importante nella sua vita fuori da New York, ma la verità era che solo un uomo intelligente e sensibile avrebbe potuto capirla fino in fondo, completarla e renderla felice. In cuor suo non aveva mai dimenticato il suo ospite gentile del taxi di fronte al The MAve, idealizzandone il ricordo per puro piacere di struggersi al pensiero di incontrare un uomo come lui, senza il rischio di scoprire che, in fondo, anche quel Michael non avrebbe fatto altro che deluderla.

Così, in effetti, non fu.

Si incontrarono nuovamente durante un giorno di pioggia. Non fu un caso, semplicemente perché entrambi stavano passeggiando piacevolmente lungo Madison Avenue, riordinando i loro pensieri in un sabato mattina di primavera. Nonostante fossero trascorsi ben dieci anni, si riconobbero quasi immediatamente, alzando gli occhi dal marciapiede.

«Hannah, giusto? Ne è passato di tempo. Vedo che ha deciso di accogliere il mio suggerimento sulla pioggia.»

«Effettivamente, sono ormai anni che l’ho fatto, ad eccezione dei periodi in cui alcuni sciocchi ragazzi con cui mi sono accompagnata hanno tenuto a farmi sapere quanto ritenessero scomoda, inutile ed infantile l’idea che camminare sotto la pioggia in città potesse essere un’esperienza appagante.»

«Posso invitarla a proseguire la passeggiata in mia compagnia?»

«Se non le dispiace, Michael, vorrei essere io ad inviarla a bere qualcosa di piacevolmente caldo. Le va?»

La loro vita insieme ebbe inizio con dieci anni di ritardo. Oppure, potremmo semplicemente pensare che sia cominciata esattamente quando era il momento giusto. Ciò che è importante sapere, è che non si stancarono mai di trascorrere il loro tempo insieme, né di camminare fianco a fianco sotto la pioggia primaverile di Manhattan.