Federico sorride, mentre Isabella indossa una buffa espressione in attesa che lo smartphone la riprenda, appoggiata alla ringhiera che incornicia la Rotonda di San Lorenzo.
«Questa non la posso davvero pubblicare,» sentenzia lui.
«Sono venuta così male?»
L’uomo non riesce a togliersi dalla testa che lei non potrebbe riuscire male in fotografia nemmeno se si impegnasse. Si rende tuttavia perfettamente conto di quanto il suo punto di vista sia alterato dai sentimenti che prova per la ragazza.
«Non è questo il problema: fossi in te mi vergognerei se dovessi condividere sui social questa faccia. Cosa ne dici?»
Isabella si allunga verso lo schermo del telefonino, comprendendo subito la ragione della perplessità di Federico.
«Mamma mia! Volevo sembrare buffa, ma così sono semplicemente un’oca.»
Forse, ma pur sempre adorabile. No, decisamente Federico non riesce ad essere obiettivo.
Una fotografia non rappresenta certo il suo problema più grande tra quelli derivanti dall’effetto che quella ragazza ha su di lui.
Per lei ha messo da parte il presente ed il futuro che aveva costruito durante anni di faticosa relazione con la sua migliore amica, divenuta nel tempo sua moglie.
Per lei ha rinunciato ad essere un genitore presente nella vita dei suoi due figli.
Per lei ha litigato con tutti: i suoi genitori, gli amici comuni, perfino qualche collega che aveva giudicato decisamente immorale la sua relazione con la nuova arrivata in ufficio, a discapito di una donna che si è ritrovata sola con un ragazzino di dieci anni ed una bambina di sette.
Per lei ha cambiato casa, routine, abitudini alimentari, stile di abbigliamento.
Qualcuno deve avere pensato che si sia trattato della classica crisi di mezza età, che lo ha spinto tra le braccia di una donna che fosse in grado di restituirgli gli anni perduti. E’ possibile che l’insoddisfazione per anni di vita forzatamente abitudinaria, per fare contenta una moglie mal disposta verso le sorprese e le nuove esperienze, abbia agevolato il suo bisogno di trovare una via di fuga.
Ma non è stato solo questo ad instillare in lui il desiderio di cambiamento.
Isabella si volta per cogliere l’origine di un rumore imprevisto dall’altra parte di Piazza Erbe. Federico, abbagliato dal suo profilo, ne approfitta per ritornare con la mente al giorno in cui si sono incontrati per la prima volta.
Era una tiepida mattinata di metà primavera. L’uomo la sera prima aveva discusso con la moglie per qualche futile ragione, e ciò era stato causa del suo malumore di quel momento. Stava battibeccando con un collega, sottovoce ma con evidente partecipazione.
La porta dell’ufficio si era aperta all’improvviso. Una ragazza sorridente aveva fatto capolino, i vestiti inumiditi dalla pioggia che stava cadendo lieve ma fitta.
«Scusatemi, volevo sapere dove si trova l’ufficio delle risorse umane. Alla reception non ho trovato nessuno…»
Federico era rimasto per un paio di istanti a bocca aperta.
Subito dopo, senza rendersene conto, le sue gambe e la sua bocca avevano iniziato ad agire in autonomia, tramutandolo in un cicerone aziendale pronto ad agevolare l’inserimento della nuova arrivata.
Più tardi, solo in macchina al rientro verso casa, aveva cercato di capire la ragione di quella sua imbarazzante reazione. Non era riuscito a comprenderla fino in fondo, ma da lì in poi loro due avevano formato spesso e volentieri una coppia fissa. Entro poche settimane avevano iniziato a creare pretesti affinché quella loro sinergia si protraesse anche al di fuori dell’ambito lavorativo, inizialmente solo per il platonico e reale piacere della reciproca compagnia. In seguito, durante una trasferta di lavoro la loro attrazione li aveva spinti a varcare i limiti del consentito.
Tre mesi più tardi, la moglie di Federico era stata raggiunta da una voce piuttosto dettagliata in merito all’infedeltà del marito. Non si erano rese necessarie discussioni, perché lui già un paio di sere prima aveva confidato alla sua ex migliore amica il desiderio di prendere un’altra strada.
Ora, l’uomo ed il suo perdurante colpo di fulmine convivono ormai da tre anni. Lui non potrebbe essere più felice, ed è ancora innamorato di Isabella esattamente come il primo giorno. Lei è un po’ preoccupata, perché il figlio che desidera da sempre non sembra voler arrivare. In realtà, non sa ancora che il destino la benedirà presto con una splendida bambina, che tuttavia arriverà nella loro vita solo dieci mesi più tardi. Ciò nonostante, vive la loro relazione con appagante serenità. E tanto quanto l’uomo della sua vita, non sa spiegarsi perché anche per lei si sia trattato di amore a prima vista.
«Andiamo a Palazzo Te? La prenotazione è per le quindici, manca meno di mezz’ora.»
Federico si desta dalle sue riflessioni per tornare alla piacevole realtà.
«Certamente, è ora di darci una mossa.»
La coppia raggiunge in una ventina di minuti uno degli obiettivi della loro visita mantovana. Entrambi sentono in cuor loro che resteranno particolarmente sorpresi da quel luogo.
La visita in effetti non li delude.
Il lavoro di Giulio Romano è davvero ammirevole. Ogni stanza del palazzo li lascia a bocca aperta, dalla Sala dei Cavalli, imponente tributo agli animali cari alla famiglia Gonzaga, ai giochi prospettici della stupefacente Sala dei Giganti, fino alla provocatoria e celeberrima Sala di Amore e Psiche, fra le altre. Tanti dettagli sono stati da loro ammirati e catturati in fotografie che non potranno mai rendere le stesse emozioni di una visione di persona.
«Giardino Segreto?»
La lettura di un cartello lascia entrambi sorpresi. Tutt’e due sentono una forte spinta verso quel luogo, raggiungibile attraversando per intero il cortile e deviando a sinistra dell’esedra.
Entrano da una porta che probabilmente in origine doveva restare chiusa, a meno che non fosse il duca a volerla aperta. Si ritrovano in un ambiente sorprendente, con un appartamento, una loggia verso un piccolo giardino ed un bagno a cui si accede da una sorta di grotta artificiale ma ricreata con pietre naturali. Sui pavimenti, sassi di fiume a coprire quelle che in origine erano piccole strutture per animare gli ambienti con giochi d’acqua.
«Io sono già stata qui.»
La reazione istintiva di Isabella è del tutto sincera.
«Forse con la scuola?»
«No, mi ricordo bene, siamo stati solo a Palazzo Ducale. Eppure, sono certa di essere già stata in questo luogo.»
La sensazione che pervade la donna è carica di sentimenti positivi, ma al tempo stesso preoccupante: come può essersi dimenticata di essere passata da un luogo così appartato ed affascinante, essendo certa che la sua memoria non sia legata all’esperienza scolastica?
«Ora che mi ci fai pensare, anch’io sono già stato qui. Ne sono sicuro.»
I loro sguardi si incrociano. Le loro menti giocano curiosi scherzi.
La visione dei reciproci volti viene sostituita da lampi di ricordi di tempi antichi.
Quegli spazi misteriosi erano stati appena eretti. Una coppia di amanti si nascondeva laggiù per vivere l’amore in piena libertà, senza venire disturbati da sguardi indiscreti ed inopportuni, quali quelli dei rispettivi consorti oppure della servitù. Perché nobili erano gli abiti, ed altrettanto le espressioni, ma al tempo stesso sinceri e confidenziali erano i reciproci atteggiamenti d’affetto.
Federico ed Isabella non hanno la forza, né il coraggio, di confidarsi a vicenda l’esperienza che hanno appena vissuto, anche se i volti sono l’uno per l’altra un chiaro segno di avere condiviso qualcosa di assurdo ed incomprensibile. Com’è possibile che la loro semplice presenza in quel luogo abbia scatenato nelle loro menti i ricordi di altre persone che erano vissute lì secoli prima?
L’uomo prende in mano il telefono per cercare con maggiore dettaglio l’origine dell’Appartamento Segreto, e di Palazzo Te in senso generale. Scopre in tal modo che il duca di Mantova aveva incaricato il grande Giulio Romano di edificare quel luogo affascinante e maestoso, principalmente, si dice, come luogo di svago per la sua dama prediletta. Che, inutile dirlo, non era la moglie.
«Come si chiamavano?» chiede curiosa la donna di fronte a colui che non riesce a leggerle la risposta senza alzare il volto e guardarla negli occhi.
«Indovina.»
«No, non posso crederci.»
«Il duca Federico II Gonzaga e la nobildonna Isabella Boschetti.»
I due innamorati si perdono nei rispettivi sguardi. La coincidenza dei nomi è singolare, ma la sensazione di essere già stati in quel luogo e la visione di un passato lontano sono stati tutt’altro che un’illusione momentanea: la forza di quelle emozioni perdura in loro anche dopo alcuni minuti.
L’uomo va a curiosare su alcuni dipinti d’epoca che riproducono i volti dei due amanti.
«Non ci credo. Guarda tu stessa.»
Isabella resta sbalordita di fronte a quella che le appare come un’immagine speculare rispetto al suo stesso volto. Non può fare a meno di confermare che anche il duca era in tutto somigliante all’uomo con cui sta cercando di costruire una famiglia.
I due innamorati si prendono per mano. Il destino ha regalato loro diversi minuti di solitudine in quel luogo per loro magico, ma sanno benissimo che giungerà presto qualcuno a disturbarli.
Federico, guardando negli occhi adorati la vera donna della sua vita, non può esimersi dall’esprimere un desiderio.
«Mia Isabella, il fato degli esseri umani ci ha condannati a separarci già una volta in passato. Ora non voglio più commettere lo stesso errore: prometti che saremo uniti per la vita?»
«Mio Federico, te lo prometto. Saremo uniti per la vita, e le nostre anime lo saranno per l’eternità.»
Per nulla spaventati dalla rivelazione che nel loro passato erano già stati innamorati, sotto le nobili sembianze di un duca e della sua dama favorita, Isabella e Federico tornano a visitare la città, certi che la loro unione sia destinata a durare per sempre, e che quel luogo magico ospiterà ancora le loro emozioni in futuro.