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Racconti brevi

Mauro

Mauro regola il volume dell’autoradio sul livello 20. Perfetto per sentire tanto i conduttori quanto la musica, senza rischiare i timpani ad ogni stacco pubblicitario.

È una bella giornata di sole, le poche nuvole che s’intravedono non sono in grado di rovinare la piacevolezza della temperatura di fine settembre.

Giunto all’unico semaforo lungo il suo percorso, l’uomo svolta come di consueto a destra. Sa perfettamente che scegliendo di proseguire dritto impiegherebbe meno tempo, tuttavia porta ancora dentro di sé il ricordo dell’incidente a cui aveva assistito oltre un anno prima, nei pressi della rotonda successiva. Il suo istinto lo tiene lontano da quel luogo.

Rallenta l’andatura mentre si avvicina alla meta, perché potrebbero esserci studenti nei pressi della scuola elementare che compare alla sua destra.

Finalmente, il suo supermercato preferito si manifesta di fronte ai suoi occhi.

Mauro abbassa il volume della radio per non disturbare altre persone nel parcheggio, quindi aziona la freccia e si prepara a svoltare. Guarda lo specchietto retrovisore, mentre inumidisce leggermente l’indice della mano sinistra e con questo sistema le sopracciglia, mai del tutto in ordine.

Torna a guardare la strada, pregustando la passeggiata tra i profumi della gastronomia e le tentazioni racchiuse nei frigoriferi.          

Un automobilista evidentemente affetto da rabbia stradale arriva dietro di lui lungo la corsia di svolta, suonando il clacson per intimargli di darsi una mossa. Mauro non gli dà la soddisfazione di abbassarsi al suo livello. Toglie con tutta la calma possibile il piede dal freno e fa il suo ingresso nel parcheggio, lasciando che il suo pedinatore lo superi e vada furiosamente ad interrompere la corsa nelle immediate vicinanze dell’entrata.

Lui dirige l’automobile da tutt’altra parte, ossia verso il suo solito posto.

Da quando, ormai tre anni e mezzo prima, quel negozio ha cambiato gestione ed è passato sotto la catena che Mauro predilige, non c’è stata una sola occasione in cui l’uomo abbia parcheggiato in un’altra posizione rispetto a quella. Pioggia, neve o sole canicolare non lo hanno mai fermato, nonostante quel luogo si trovi piuttosto lontano rispetto all’ingresso. Il confort di sentire proprio quel rettangolo di asfalto non è paragonabile al minimo disagio offerto da una passeggiata sotto condizioni atmosferiche poco amichevoli.

Mentre la sua auto attraversa le vie interne che lo porteranno alla meta, sorride al pensiero di quando alcune settimane prima ha visto uno scoiattolo rosicchiare una ghianda all’ombra della piccola pianta che campeggia nell’aiuola poco distante. Ad ogni occasione successiva ha sperato di incontrare nuovamente il suo piccolo amico. Nonostante non sia mai accaduto, quel sorriso benaugurante ha sempre fatto capolino sulle sue labbra esattamente tre traverse prima del suo posto preferito. Chissà che questa non sia la volta buona.

Mauro trattiene inconsciamente il respiro, allungando leggermente il collo verso sinistra per anticipare la visione occultata da un’altra auto. Una macchia blu si intromette fra lui e l’atteso asfalto. Cosa diamine succede?

Non è possibile. Deve esserci sicuramente un errore.

Un’utilitaria, peraltro piuttosto vecchia e malridotta, sta occupando indebitamente il suo posto. Chi si crede di essere?

L’uomo si guarda intorno per capire se qualche disgraziato gli stia combinando uno scherzo di cattivo gusto, ma non c’è nessuno in vista, né l’ombra di una telecamera occultata.

Parcheggia a tre posti di distanza dalla sua meta, così vicina eppure così distante. Lo sguardo nel vuoto, le mani serrate sul volante, non riesce a capire come possa uscire da una situazione tanto fastidiosa ed anomala. Le loro sono le uniche due automobili in quell’ultima fila del parcheggio, che da sola ospita almeno ventiquattro posti: è una coincidenza davvero assurda ed al limite del paranormale.

Dopo alcuni lunghi ed interminabili minuti, durante i quali Mauro ha valutato l’ipotesi di far annunciare dall’interfono del supermercato la necessità di spostare l’utilitaria blu, una donna si avvicina a piedi. Lui l’ha vista di sfuggita dallo specchietto retrovisore, prima di spostare su di lei tutta la sua attenzione quando ha capito che quasi certamente si tratta della parcheggiatrice abusiva.

La donna, abbigliata come una vecchia e pacchiana abat-jour, aziona l’apertura centralizzata per avere accesso alla sua portiera. Strano, non ha con sé sacchetti della spesa né un carrello: evidentemente non ha trovato quello che cercava. Non poteva che essere una svampita.

Il cuore che batte all’impazzata, Mauro pregusta il momento in cui potrà riprendersi il maltolto. Quasi quasi potrebbe lasciarsi andare ad una strombazzata di clacson polemica, perché all’usurpatrice sia chiaro che non dovrà più permettersi un affronto simile.

Fermi tutti: cosa succede? Il paralume ha richiuso la macchina e sta tornando verso il negozio!

Il finestrino dell’uomo si abbassa alla velocità della luce.

«Scusi, pensavo stesse andando via: ne ha ancora per molto?»

La donna si guarda intorno, non capendo se quello strano personaggio si stia rivolgendo proprio a lei: «Dice a me?»

«Sì, volevo saperlo per parcheggiare. Preferirei lasciare l’auto dove l’ha messa lei.»

Confessare quella debolezza gli è costato parecchio in termini di energie emotive, ma per contro è certo che la naturale empatia che è in grado di scatenare nelle persone lo aiuterà a raggiungere anche quell’obiettivo.

Sorprendentemente, la donna si guarda intorno, valutando la quantità notevole di posti liberi a disposizione: «Mi sta prendendo in giro?»

Mauro inizia a sudare, mentre le pulsazioni salgono ulteriormente di frequenza: «No, perché?»

L’abat-jour si volta in direzione del supermercato, non degnando più l’uomo di una risposta. Sottolinea il suo fastidio alzando una mano in un chiaro tentativo di mandarlo al diavolo.

Fallimento su tutta la linea.

E adesso?

Mauro attende qualche minuto. La presa sul volante si è indebolita, lo sguardo abbassato.

Il finestrino si rialza, mentre l’uomo si decide ad abbandonare il veicolo per dedicarsi alla spesa.

Entra nel supermercato, constatando tuttavia quanto l’accaduto abbia completamente rovinato il piacere che abitualmente prova nel fare acquisti.

Indossa i guanti monouso. Si avvicina ai pomodori. Inizia a tastarli per saggiarne la consistenza, ma quando vede un anziano signore passare di fronte a lui, si sente osservato e molla la presa. Niente pomodori, meglio lasciar perdere piuttosto che rischiare di acquistare verdura guasta.

Arriva di fronte agli yogurt. Il solito grande dilemma. Un po’ di routine che può restituirgli il buonumore.

Sceglie quelli ai frutti rossi, sono di marca ed in offerta con un ottimo sconto. Nota tuttavia che scadranno molto a breve, non abbastanza per rischiare di non consumarli in tempo, ma in ogni caso non si fida. Li rimette a posto.

Prende quindi una confezione da due pezzi di yogurt al malto. Buonissimo, sente già il sapore che gli delizia il palato, così simile al caffè ma allo stesso tempo in una versione più cremosa. Però il dottore gli ha consigliato di assumere frutta in tutti i pasti, compresa la colazione. No, decisamente il malto non è frutta. Li rimette a posto.

Forse la pera è la scelta giusta. Ne prende addirittura due confezioni. Una volta riposte nel carrello, gli sfugge un sorriso di autocommiserazione: ma dove ha la testa? Lui detesta la pera! Li rimette a posto.

Ecco, un ottimo yogurt all’albicocca fa proprio al caso suo.

«Scusi, signore: potrebbe smettere di aprire e chiudere il frigorifero in continuazione? Il vetro è completamente coperto di condensa, ed in ogni caso non fa bene né al motore, né ai prodotti.»

Una scaffalista lo ha rimproverato per il suo valzer dello yogurt. Mai successo nella sua vita, nemmeno quando da bambino combinava qualche monellata.

Offeso dalla mancanza di rispetto per un cliente, Mauro prosegue oltre.

Arriva alla corsia della pasta. Prende le sue solite mezze maniche. Dieci confezioni, come sempre. Cinque le regalerà alla colletta alimentare, tre le porterà a sua madre perché le cucini anche per i nipoti, mentre le ultime due rimarranno a lui. Ecco fatto: sette, otto…

Non è possibile.

Gli ultimi due pacchetti, proprio quelli che vorrebbe tenere per sé, gli sono caduti di mano finendo per aprirsi sul pavimento del supermercato.

La scaffalista di prima giunge a tormentarlo nuovamente, allontanandolo in modo sbrigativo: «Lasci, lasci, ci penso io.»

L’occhiata che la donna lancia all’indirizzo della collina di mezze maniche nel carrello è chiaramente dispregiativa. Ma perché quella maleducata non sa farsi i fatti suoi? Quale direttore di filiale assumerebbe una persona simile, sapendo che dovrà stare a contatto con i clienti?

Forte delle otto confezioni di pasta sane e salve, Mauro si dirige verso il banco dei salumi, pronto ad affidarsi alle sapienti mani del suo amico macellaio.

«Ettore, buongiorno!»

Una voce giunge dalla destra dello sventurato cliente: «Mi scusi, c’ero prima io.»

«Ho visto, non si preoccupi, stavo solo salutando il signore.»

Il ragazzo non degna Mauro di ulteriori attenzioni, tornando a rivolgersi al macellaio per chiedere una porzione di orribili cipolline in agrodolce.

Giunto il suo turno, l’uomo ha appena finito di combattere la nausea dovuta all’odore della pietanza scelta dal giovane dai pessimi gusti culinari.

«Ettore, mi daresti un etto di crudo? Magro, mi raccomando.»

Mauro accompagna il gesto con un sorriso ed una pacca sul suo stomaco, ad indicare che del grasso del prosciutto è meglio farne a meno.

Il macellaio non accoglie con la dovuta ed attesa cortesia la richiesta: «È sicuro? Oggi sono di fretta, se ha intenzione di chiedermi come sempre un altro etto una volta che lo avrò tolto dall’affettatrice, la avviso che dovrò passare ad un altro cliente.»

Sorpreso e sconfortato dalla scortesia dilagante, Mauro accetta di abbandonare un altro piccolo vizio della sua spesa routinaria, ossia il piacere di decidere in corsa se accontentarsi di un solo etto di affettato o se, come accade ogni volta, concedersene un secondo. Non ha infatti comprato nulla per sé, deve necessariamente acquistare qualcosa da mettere sotto ai denti.

«Due etti, per favore.»

L’uomo non può fare a meno di notare la quantità di grasso che finisce nel suo pacchetto, e che si ritroverà a scartare una volta a casa. Non è proprio la sua giornata.

Giunge infine alla cassa, il carrello semivuoto e l’umore a terra. Se non altro, spenderà poco.

Quasi senza accorgersene arriva il suo turno di pagare. Solitamente avrebbe disposto i separatori sul nastro trasportatore, prima e dopo i suoi acquisti, accertandosi che fossero perfettamente perpendicolari alle pareti della corsia. Quel giorno ha ormai perso il sentimento.

Mostra pigramente alla cassiera l’applicazione sul telefono con la card del supermercato: «Mi scusi, ecco la tessera.»

«Mi dispiace, ormai ho chiuso il conto.»

Mauro resta inebetito, lo smartphone a mezz’aria. Non riesce più a formulare un pensiero razionale che lo guidi fuori da una situazione di continuo disagio.

«Signore, dovrebbe pagare, ci sono altri clienti in coda.»

L’uomo si risveglia dal torpore. Cerca in tasca quanto gli serve, ma non trova nulla. Altra situazione mai accaduta prima.

«Ho lasciato a casa il portafoglio. Mi terrebbe da parte la spesa? Torno entro una decina di minuti.»

«Purtroppo non posso, non ho spazio in cassa. Devo far rimettere gli articoli a posto.»

«In che senso, scusi? C’è anche dell’affettato, non vorrete buttarlo via.»

«Non si preoccupi, ci pensiamo noi. Ora le devo chiedere di liberare lo spazio per gli altri clienti.»

Gli sguardi ed il brusio delle persone in attesa non necessitano di analisi più attente: l’umore generale sta virando al peggio.

Mauro prende le sue cose, ossia il carrello completamente vuoto con la moneta di plastica con cui lo ha sbloccato, e se ne torna verso l’automobile.

L’utilitaria blu è ancora al suo amato posto. Un velo di profonda tristezza si addensa sopra di lui.

Si siede al posto di guida, appoggiandosi al volante e lasciandosi andare ad un pianto di pura frustrazione. Perché sembra che tutti abbiano un conto in sospeso con lui? Quando mai ha fatto del male a qualcuno?

Gli occhi annebbiati dalle lacrime, alza lo sguardo di fronte a sé.

È in quel momento che Mauro scorge una piccola figura sul cofano.

«Ma… sei proprio tu?»

Lo scoiattolo è tornato a farsi vivo. Sta gustando una ghianda proprio davanti a lui, guardandolo con estrema naturalezza e tranquillità.

Mauro scende lentamente dall’auto, certo che l’animaletto se ne andrà. Con suo grande stupore, invece, non dà cenno di voler fuggire.

L’uomo sorride, rasserenato in un momento di odiosa solitudine da quella compagnia imprevista.

«Ma che meraviglia!»

Parlando sottovoce, la donna – paralume si è avvicinata a Mauro per godersi lo spettacolo della natura.

Lui si sforza di condividere il momento: «Sa, deve avere la tana qui vicino, perché non è la prima volta che lo vedo.»

«Capisco perché quel posto era così speciale. Mi dispiace di averla trattata freddamente, pensavo volesse solo pendermi in giro.»

Mauro sorride, rassegnato ma al tempo stesso alleggerito nell’animo da quella spruzzata di empatia: «Non si preoccupi, oggi non è la mia giornata.»

«Eppure, guardi che bel regalo le ha fatto il destino.»

L’uomo contempla nuovamente il piccolo amico sul cofano: «Ha proprio ragione. Non la trattengo oltre, avrà dei prodotti da mettere in frigorifero.»

«Non c’è problema, possono aspettare per il tempo di un caffè. Le va?»