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Racconti brevi

Un mare da salvare

Chiamo Sara in continuazione, ma lei non se ne accorge nemmeno. Sarebbe meglio dire che finge di non accorgersene, chiudendo la mente a tutti gli stimoli esterni, compresa la voce di suo padre.

La ragione è molto semplice, e per me decisamente comprensibile, tanto che non mi arrabbio: è immersa in un libro di avventura che le ho regalato da un paio di giorni e che la sta coinvolgendo in modo inaspettato.

Non è certo il primo romanzo per la sua età che si ritrova fra le mani, ma non le era mai capitato di lasciarsi trasportare fino a questo punto nel mondo di fantasia descritto dall’autore.

Come scrittore dilettante sono vagamente geloso, mi sentirei davvero orgoglioso se dovessi partorire un’opera in grado di essere così efficace nel regalare momenti di svago tanto intenso ai lettori. Per questo motivo, non vedo l’ora che Sara abbia raggiunto la fine per sottrarle il libro di nascosto e carpirne i segreti.

Nel frattempo, mia figlia è arrivata al punto in cui la giovane protagonista si immerge con un’amica nelle acque di fronte alla spiaggia in cui trascorre le vacanze con la famiglia. Qui le due giovani trovano un passaggio segreto verso una grotta sotterranea, dove…

«Sara, forza, l’acqua per il bagno è pronta!»

«Ma papà, proprio adesso? Non posso nemmeno portare il libro in bagno!»

«Se fai un’oretta di pausa, vedrai che aumenterà il desiderio di divorare le ultime pagine.»

Delusa, Sara si arrende e si immerge nella vasca da bagno: «Uff… Va bene, arrivo.»

Le lascio qualche minuto per godersi l’avvolgente tepore dell’acqua, mentre mi concedo di scrivere al computer, in bilico sul lavandino del bagno utilizzato dalle donne di casa. Ormai mia figlia ha sette anni, ed è placidamente seduta a canticchiare la canzone riprodotta dal mio telefono, perciò adesso sono io ad isolarmi mentalmente per concentrarmi sul racconto breve che pubblicherò come ogni martedì sul mio blog.

Sara ha chiuso gli occhi per aumentare il senso di relax, imitando chissà quale scena da una serie tv. Nella tranquillità che la pervade, ripensa sorridendo all’ultima pagina che ha letto qualche minuto prima. Dopo pochi istanti riapre gli occhi, sentendo uno strano rumore intorno a sé. Quello che vede la sorprende, e come potrebbe essere altrimenti.

Si alza in piedi, appoggiandosi ai bordi della vasca che sono in realtà divenuti pietre. Di fronte e tutt’intorno a lei, una grotta sotterranea parzialmente occupata dal mare. E’ entrata nel libro!

«Papà? Dove sei?»

Resto con gli occhi sul computer, convinto che Sara stia facendo un gioco per trascorrere i minuti. Forse è il caso che inizi a lavarla.

«Sono qui, sciocchina. Iniziamo a fare il bagno?»

«Aspetta…»

Sara si aggira per la grotta, incapace di capire cosa le stia accadendo. Non è spaventata, perché non vede alcun pericolo intorno a sé. Al contrario, attimo dopo attimo è sempre più eccitata. Non ha avuto tempo di leggere come prosegue l’avventura del libro, ma lo scoprirà di persona, ed è una prospettiva entusiasmante!

Si era immaginata che la protagonista avrebbe trovato un forziere pieno di monete e gioielli appartenuti a chissà quale pirata. Invece, raggiungendo il fondo della grotta mentre il profumo di salsedine le riempie le narici, trova un’enorme e perfetta conchiglia chiusa dal colore lievemente rosato.

«Wow, è bellissima.»

Le valve si schiudono dolcemente, mentre una luce innaturale fa capolino dall’interno della struttura. Sara è costretta a coprirsi gli occhi a causa dell’intensità di quel bagliore improvviso. Quando finalmente riesce a guardare di nuovo verso la conchiglia, scopre all’interno una grossa struttura tondeggiante. Sembra un mollusco, ma ha una forma troppo liscia e regolare per essere una vongola o un’ostrica.

Sorprendentemente, due occhi blu intensi si schiudono al centro del corpo della creatura.

«Tu devi essere Sara. Grazie per essere arrivata fino a qui.»

Mia figlia spalanca la bocca per lo stupore: «Come conosci il mio nome?»

«Io so molte cose, più di quante ne potresti imparare in una vita intera.»

«Davvero? Il mio papà vuole sapere se un giorno la Juve vincerà di nuovo la Champions League.»

Il mitile tentenna per un istante: «Mi dispiace, non posso prevedere il futuro. Ma se sei arrivata fino a qui, è perché ho bisogno del tuo aiuto.»

Sara viene sopraffatta dall’emozione e dal timore di non essere all’altezza di ciò che le verrà richiesto da un essere tanto straordinario: «Sono solo una bambina, come posso aiutarti?»

«Mi puoi aiutare proprio perché sei una bambina. Vedi, le leggende su di me sono arrivate fino al regno degli uomini, perciò tra pochi minuti arriveranno delle persone attraverso quell’apertura verso il mare.»

Sara indossa uno sguardo perplesso: «Non avevi detto di non sapere leggere il futuro?»

«In verità, non voglio dare un dispiacere a tuo padre. Comunque, queste persone arriveranno per portarmi via. Sperano che io sia in grado di far crescere enormi perle, e se non dovessi riuscirci, semplicemente mi venderanno per essere cucinato. Quello che non sanno è che da qui io controllo l’equilibrio di tutto il Mediterraneo. Esistono altre creature come me in ogni mare del pianeta, anche più grandi, anziane e sagge. Tanto tempo fa, alcuni pescatori hanno catturato un delfino che proteggeva il Mare Artico: ha avuto immediatamente fine l’era glaciale che stava raffreddando il pianeta, ed è cominciato quello che i tuoi simili chiamano il Diluvio Universale. Riusciresti ad immaginare cosa accadrebbe se io dovessi scomparire? Finché non arriverà un’altra creatura a prendere il mio posto, il mio amato Mediterraneo rischierà di perdere gli esseri viventi che lo popolano, ed anche il clima sulle sue coste diverrà inospitale per voi uomini.»

La prospettiva atterrisce la bambina. Ha visto con i suoi genitori alcuni documentari sul Mare Nostrum, come lo chiamavano gli antichi romani, e sa benissimo che a causa dell’inciviltà di molti esseri umani, questo ecosistema è già in seria difficoltà. Se davvero quella creatura ne regola gli equilibri, come in cuor suo non sente di dubitare, la sua scomparsa rappresenterà davvero la fine per il Mediterraneo.

Determinata a fare la sua parte, chiede semplicemente: «Cosa devo fare?»

«Prendimi delicatamente tra le braccia. Non avere paura, se sarai attenta non mi farai alcun male. Depositami in un altro angolo della grotta che sia abbastanza lontano da qui. A quel punto, dovrai coprirmi molto lentamente con la sabbia. Fai attenzione: dal momento in cui mi toglierai dalla conchiglia, perderò la capacità di parlarti, ti sembrerò solo una grossa ostrica molliccia. Esattamente come mi verrebbero gli adulti.»

A Sara sfugge un’espressione disgustata. Ha comunque un po’ paura di fargli del male, ma soprattutto resta una domanda molto importante che ha bisogno di una risposta: «Cosa dovrò fare quando arriveranno quegli uomini?»

«Non dovrai fare null’altro che giocare come una bambina qualsiasi. Saranno sorpresi di trovarti qui, ma non ti preoccupare, saranno interessati solo a me. Quando troveranno la conchiglia vuota, la porteranno via e se ne andranno, pensando di avere trovato chissà quale tesoro.»

«E tu come farai senza conchiglia?»

«Lo vedrai, piccola, lo vedrai!»

Gli occhi della creatura brillano all’idea dello spettacolo a cui potrà assistere la bambina.

Sara si dà da fare per eseguire i compiti che le sono stati assegnati. E’ molto agitata, perché deve fare attenzione ma al tempo stesso deve sbrigarsi, per evitare che i malintenzionati la sorprendano.

Ha finito da poco quando dalla piscina d’acqua salata emergono due uomini. Hanno lo sguardo determinato, perlustrano rapidamente la grotta per trovare quello che cercano. Finalmente vedono la conchiglia con le valve spalancate, inesorabilmente vuota.

A quel punto, il più grosso e severo dei due si rivolge a lei: «Ehi, ragazzina, che fine ha fatto la vongola dentro la conchiglia?»

Interviene il socio, con una voce sgradevole: «Già, e la perla? Cosa ne hai fatto?»

Sara è spaventata dall’arroganza di quei due, che danno per scontato che lei abbia a che fare con la scomparsa dell’abitante della conchiglia. Che poi in effetti è la verità, ma cosa possono saperne quei due?

«Io vengo qui a giocare da un po’ di tempo, ma quella conchiglia è sempre stata vuota. Però sono una bambina, magari prima di me c’è stato qualcuno che si è portato via quello che state cercando.»

Il più grosso fa qualche passo verso di lei, sperando di incuterle abbastanza timore da farle dire la verità, qualora Sara stia mentendo: «Ne sei sicura?»

Mia figlia è un tipino sveglio, pensa rapidamente alla soluzione perfetta per togliersi dai guai: «Come potrei portare via a nuoto una perla gigante come quella che forse si trovava lì dentro? E cosa dovrei farmene di una grossa e disgustosa vongola?»

I due si guardano: «Già, ha ragione. Dai, prendiamo la conchiglia e filiamo.»

Quei maleducati spariscono nella piscina naturale senza salutarla.

Una volta assicuratasi del fatto che se ne siano davvero andati, Sara scopre delicatamente la creatura da sotto la sabbia e la riporta dove l’aveva trovata.

Trascorre un po’ di tempo, durante il quale la bambina inizia a preoccuparsi che qualcosa sia andato per il verso sbagliato, e che il suo nuovo amico non tornerà più a parlarle.

Quando la luce del sole che filtra nella grotta inizia ad affievolirsi, poco per volta la marea inizia a salire. La sabbia viene ricoperta dall’acqua salmastra, che arriva fino alle ginocchia di Sara ed avvolge amorevolmente il corpo della creatura.

Improvvisamente, nell’oscurità che ha coperto ogni punto di quel luogo fantastico, una luce prende vita dall’interno dell’essere. Il chiarore si diffonde a tutta la sua figura, che poco per volta sembra sviluppare una sorta di crosta. In realtà, Sara capisce che si tratta di decine di piccoli pesci intervenuti per portare elementi utili a ricostruire la sua protezione. Dopo alcuni minuti, la conchiglia è stata rigenerata e gli occhi blu della creatura tornano ad aprirsi.

«Ce l’abbiamo fatta, piccola. Anzi, tu ce l’hai fatta! Hai salvato il Mediterraneo!»

Sara esulta, scoprendo di avere tenuto la bocca spalancata durante quel meraviglioso spettacolo.

«Ora, è giunto per te il momento di tornare alla realtà degli uomini. Ma non dimenticare mai l’avventura che hai vissuto oggi, e soprattutto non smettere mai di amare le creature del mare.»

A mia figlia sfugge una piccola lacrima: «Te lo prometto.»

Il bagliore torna ad essere accecante. Quando Sara riapre gli occhi, si scopre sdraiata nella vasca da bagno, mentre io mi accingo a lavarla.

«Va tutto bene?», le chiedo quando mi accorgo di uno sguardo malinconico nei suoi occhi.

«Sì, papà. Ho vissuto un’avventura meravigliosa. Mi sembrava che fosse durata per diverse ore, ma in questa realtà è come se non fosse passato più di un minuto.»

«Ti andrebbe di raccontarmela?»

Ed è così che è nato il racconto di questa settimana. Che ci crediate o no, Sara ha davvero vissuto questo incredibile viaggio per salvare il nostro mare, fantastico ma sofferente.