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Racconti brevi

Lucifero

Lucifero resta per qualche istante a bocca aperta. Ha inghiottito un insetto che lo stava infastidendo, ma il sapore che è divampato dentro di lui si è rivelato decisamente spiacevole.

Un bambino lo osserva senza capire la ragione del suo comportamento.

Il gatto se ne accorge e decide orgogliosamente di andarsene. Salta agilmente la recinzione del piccolo parco giochi di paese e riprende la sua strada.

In realtà, non ha una vera e propria direzione da seguire. Il suo istinto gli sta indicando i punti di riferimento a cui aggrapparsi, ma è abbastanza certo di non essere mai stato da quelle parti.

Il problema è nato alcune settimane prima, quando Giorgio, figlio non più giovane della sua padrona anziana e malata, ha deciso che curarsi di un gatto oltre che della salute della madre rappresentasse un impegno eccessivo.

Ha perciò attirato Lucifero in un trasportino, approfittando della sua attrazione fatale nei confronti dei bocconcini umidi di pollo.

Un’ora e mezza di miagolii sofferenti più tardi, il gatto ed il suo ricovero temporaneo si sono ritrovati in un bosco di montagna, luogo completamente sconosciuto e su cui di lì a poco è calato il sole.

Dopo un paio di giorni di paura e di stenti, Lucifero ha afferrato il coraggio a due zampe e si è messo in marcia verso quella che riteneva la direzione di casa.

Perché non c’è dubbio che la sua padrona abbia bisogno di lui.

Durante quei mesi di malattia, Lucifero aveva notato che l’anziana donna si animava quando vedeva il suo amato gatto avvicinarsi e ricoprirla di fusa. Lui aveva dovuto imparare, pur con rammarico, che lei non sopportava più che si acciambellasse sulle sue gambe. Cercava così ogni modo per stare a portata delle sue carezze senza esserle di peso.

Avevano insomma raggiunto un equilibrio perfetto, non fosse stato per la necessità di nutrirlo e di tenere la casa pulita. Un’incombenza a cui il figlio della signora non aveva più voluto provvedere.

Ora Lucifero, solo ma sempre meno impaurito dalla vita all’aria aperta, sta cercando con tutte le sue forze di ritrovare la via di casa per essere vicino a quella donna che aveva rappresentato tutto il suo mondo, sin da quando ne ha memoria. Non concepisce un futuro differente, deve tornare a quella villetta a schiera dalle mura delicatamente dipinte di rosa, con quel piccolo pezzo di giardino in cui lui si divertiva a rincorrere le farfalle in primavera, mentre la sua padrona rideva di gusto, seduta ad ammirarlo nel piacevole abbraccio dei raggi del sole.

Il gatto ha scoperto di sapersela cavare discretamente come cacciatore, perciò sente il bisogno di riposare dopo un pasto più abbondante del solito ed una mezza giornata di cammino.

Si mantiene il più possibile lontano dagli esseri umani, perché non vuole guai. Non ha vissuto esperienze particolarmente traumatiche con loro, tuttavia ha notato che non tutti sono amichevoli con la sua specie. Ha visto alcuni suoi simili cacciati in malo modo da persone apparentemente piacevoli, evidentemente infastidite senza apparente motivo. Meglio non correre rischi.

Non è però sempre possibile stare alla larga dall’uomo. Come dimostra il passaggio dal parco giochi di poco prima, ogni tanto non trova altro modo per seguire la sua direzione istintiva, che quello di attraversare un caseggiato.

Ora si è messo a dormire in un cespuglio. E’ vicino ad alcune case, ma non ha sentito odori pericolosi, perciò nel vicinato sembrano non esserci cani. Questa sicurezza lo spinge ad abbassare la guardia.

Dopo circa mezz’ora di riposo, alcuni ragazzini si accorgono di lui. Ridendo scioccamente sotto voce, si avvicinano silenziosamente a lui. Il più robusto del gruppo afferra Lucifero per la coda.

Il povero gatto si sveglia di soprassalto, estraendo istintivamente le unghie. Il mondo è sorprendentemente capovolto, e dalla sua prospettiva non riesce a capire cosa gli stia accadendo, finché non vede i ragazzini sghignazzanti di fronte ai suoi occhi.

«Ehi, Thomas, guarda che bel gatto nero che ho pescato. Gli facciamo fare un giro in bici?»

Lucifero, che deve il suo nome alla passione della sua padrone per il film di Cenerentola, e che con il predecessore a cartoni animati condivide il pelo bianco su pancia e zampe, ma non sulla punta della coda, non può ovviamente capire cosa stiano tramando quei giovani delinquenti. Sa comunque che non si tratta di nulla di buono, perciò si dimena come un forsennato per cercare di liberarsi dalla presa, sperando in tal modo di poter fuggire dalle loro grinfie.

La mano del ragazzo che lo trattiene per la coda è tuttavia troppo salda per potersi divincolare così facilmente.

«Gattaccio, vedi di darti una calmata. Goditi i tuoi ultimi minuti senza farti venire un colpo, altrimenti dobbiamo cercare qualche tuo fratello per divertirci.»

Con un paio di energici strattoni, il ragazzo scaccia via qualsiasi desiderio di fuga in Lucifero, che si appresta ad attendere il suo destino.

Mentre le risa dei giovani si fanno sempre più forti, il gruppo raggiunge alcune biciclette.

Uno dei delinquenti estrae dalla tasca una corda, sottile ma robusta. Perfetta per legare saldamente la zampa di un gatto ad una bicicletta.

«Claudio, tienimi fermo il gatto mentre lo lego, che se scappa mi sono preso almeno venti graffi per niente.»

Già, perché diverse unghiate da parte di Lucifero sono andate a segno, ma non hanno sortito alcun effetto.

Ancorato al posteriore di una delle biciclette, lo sventurato felino si ritrova di nuovo a non capire cosa stia per accadere, finché uno dei ragazzi non sale sul mezzo ed inizia a pedalare come un forsennato.

Lucifero lo rincorre disperatamente, ma quando la velocità diventa insopportabile, è inevitabile per lui perdere il passo e lasciarsi trascinare dolorosamente.

E’ così che finisce tutto?

Non vedrai mai più la sua padrona?

Dopo pochi istanti, il gatto perde i sensi.

Si risveglia diversi minuti più tardi, e ciò che si ritrova di fronte agli occhi lo sorprende. Un dottore lo sta visitando, come quell’antipatico che gli propina sempre delle punture dolorose vicino a casa della sua padrona.

«Fortunatamente non c’è nulla di rotto. Ha qualche escoriazione, ma niente di grave.»

Un uomo ha visto ciò che stava accadendo poco dopo l’inizio della folle corse. I ragazzini, scoperti, hanno lasciato bici e gatto e sono fuggiti per le strade del paese, permettendo all’ultimo arrivato di prestare i primi soccorsi allo sventurato felino. Viste le condizioni dell’animale, l’uomo ha ritenuto opportuno portarlo subito da un veterinario.

«Ha il chip di riconoscimento?»

«Sì, ma non so come, si è rovinato. Il codice è illeggibile.»

«Vorrà dire che farò felice mia figlia e lo porterò a casa con me.»

Nei giorni successivi, Lucifero viene curato ed accudito da una famiglia amorevole. La bambina di casa lo ha chiamato Tom, non conoscendo il suo nome originale. Il gatto si riprende piuttosto rapidamente, e per qualche tempo si sente di nuovo felice.

Un giorno, tuttavia, rimasto solo a casa dopo che gli umani sono usciti per i rispettivi impegni, si ritrova a guardare fuori da una finestra in cerca di qualcosa di interessante. Da lì scorge il profilo di un’alta torre che riconosce perfettamente: è molto vicina alla casa della sua padrona. A casa sua, a dirla tutta! La sua meta è ad un’oretta di distanza, non può arrendersi solo per qualche piacevole coccola, al di là della riconoscenza per quelle persone che lo hanno salvato da una situazione davvero terribile.

Cerca un modo per uscire, ma non trova nessuna via di fuga. Deve necessariamente aspettare il ritorno degli uomini.

Qualche ora di malinconica attesa più tardi, finalmente rientrano gli altri abitanti della casa. Lucifero, o Tom per quella amorevole famiglia, cerca di far capire che vorrebbe tanto uscire da quelle mura, ma sembra che non lo comprendano. La bambina, che si chiama Rita, è comprensibilmente interessata solo a giocare con lui. I suoi genitori sono impegnati a parlare fra di loro ed a preparare la cena. Nessuno sembra badare alla sua irrequietezza, forse pensano che si tratti solo della conseguenza della giornata trascorsa in solitudine.

Due ore più tardi, l’uomo di casa sta guardando la televisione. Rita è andata a dormire, mentre la madre sta ultimando le faccende domestiche.

Lucifero è sul davanzale, tristemente attratto dal profilo della torre.

L’uomo si accorge di lui.

«Cosa c’è la fuori, Tom? Mi devo preoccupare?»

Si avvicina al gatto per controllare che non ci siano dei malintenzionati all’esterno della casa.

«Non c’è nessuno. Cosa stai guardando così insistentemente?»

Lucifero capisce che è la sua grande occasione. Miagola insistentemente, indicando con la zampa la torre ed implorando l’uomo di farlo uscire.

Quest’ultimo capisce che non si tratta solo della voglia di andare a farsi una passeggiata. C’è molto di più.

«Hai riconosciuto casa tua?»

Il gatto non può intendere le sue parole, ma dal tono intuisce una dolcezza che lo fa sperare.

«Facciamo così: domattina, quando Rita sarà uscita, ti lascerò andare. D’accordo?»

L’uomo accompagna quelle parole con una carezza. Lucifero capisce che l’umano vuole creare un contatto per consolarlo, ma non comprende perché insista a tenerlo in casa.

La spiegazione arriva da sé la mattina successiva.

«Dirò a Rita che sono passati i tuoi veri padroni a prenderti. Spero per te che riuscirai davvero a ritrovarli. Coraggio, ora va’.»

Lucifero si strofina sulle gambe dell’uomo, riconoscente.

Esce finalmente all’aria aperta. Corre a perdifiato verso la torre, prestando attenzione agli ostacoli lungo la strada. Vede sfilare intorno a sé case e luoghi sconosciuti, ma via via diventano sempre più familiari, fino a quando non riconosce la strada di casa sua.

Eccola, con le sue mura rosa tenue.

Riesce come sempre a passare attraverso le sbarre della cancellata, raggiungendo la porta.

La trova chiusa, quindi inizia a miagolare insistentemente.

Ad aprirgli arriva Giorgio, il cui sguardo passa rapidamente dalla sorpresa alla rabbia.

«Cosa diamine ci fai tu qui?»

Lucifero soffia il suo disprezzo verso l’uomo che ha cercato di rovinargli l’esistenza. Rapidamente capisce però di dover raggiungere la sua padrone.

Si infila tra le gambe di Giorgio e corre verso la sala, dove abitualmente l’anziana donna trascorre le sue giornate. E’ tutto vuoto e troppo in ordine: cosa può essere successo?

Il gatto teme di essere arrivato troppo tardi.

Fortunatamente, sente la voce della donna prima di essere colto dallo sconforto.

«Giorgio, è arrivato qualcuno?»

E’ debole ed incerta, ma è sicuramente la sua, ed arriva dalla camera da letto.

Lucifero si precipita nella stanza e salta sul letto, dove il volto della donna passa dalla sofferenza ad un impeto di gioia.

«Lucifero, piccolo mio! Dov’eri andato? Pensavo che avessi abbandonato questa povera vecchia al suo destino.»

La signora si commuove, felice di avere ritrovato il suo fedele compagno.

«Vieni qui, sciocchino, e non lasciarmi mai più! Hai capito?»

Il gatto, pur non capendo una parola, manterrà la promessa.

Nelle settimane a venire, i medici noteranno un netto miglioramento nelle condizioni della donna. Lei non farà mistero della ragione: il suo affettuoso amico, che temeva di avere perduto per sempre, è tornato nella sua vita per regalarle la compagnia e l’affetto necessari ad affrontare le sfide del presente e del prossimo futuro.