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Racconti brevi

Il magico Aris

L’omino dell’asciugatrice vide Edoardo fare capolino da dietro l’oblò.

Il bimbo lo salutò timidamente con la mano destra. In braccio teneva Leo, un coraggioso leone di pelouche in abiti da cavaliere, con tanto di spada e scudo.

«Ciao. Come ti chiami?»

«Ciao, piccolo, il mio nome è Aris. E tu come ti chiami?»

«Io sono Edo, e questo è Leo.»

Il bimbo fece il possibile per alzare il suo pelouche preferito in modo che l’omino lo potesse ammirare in tutta la sua coraggiosa bellezza.

«Caspita, che fantastico cavaliere! Devi essere molto orgoglioso del tuo amico.»

«Sì, però lui si annoia quando io sono all’asilo.»

«Non parla con gli altri giocattoli?»

«No, perché lui è l’unico vero! Gli altri non possono rispondere, non sono capaci.»

«Ho capito. Posso fare qualcosa per lui?»

«Sì, portalo a vivere un’avventura fantastica!»

«E’ molto difficile per me, sono chiuso qua dentro e non faccio altro che girare.»

«Non ci credo, secondo me tu puoi portare Leo in un mondo pieno di magia.»

L’omino dell’asciugatrice restò in silenzio per alcuni istanti, quindi si decise a rispondere.

«Senti, Edo, facciamo così: tu chiedi alla tua mamma di lavarti Leo. Quando la lavatrice lo consegnerà a me, vedrò cosa posso fare. D’accordo?»

Il bimbo annuì con decisione.

Il giorno dopo, Edo tornò dall’asilo e si ricordò che la mamma aveva messo a lavare il suo pelouche preferito.

Corse pertanto a prendere Leo, quindi raggiunse l’asciugatrice.

«Aris, grazie!»

«Per cosa?»

«Leo mi ha raccontato tutto!»

«Va bene, ma non urlare. E’ un segreto fra di noi, nessuno deve saperlo, me lo prometti?»

Edo promise di non svelare a nessuno quello che aveva scoperto.

Leo aveva raccontato che, una volta entrato nell’asciugatrice, Aris gli aveva chiesto di chiudere gli occhi.

Quando il coraggioso cavaliere li aveva riaperti, si era ritrovato in una strada di campagna. In lontananza, il fumo usciva dai camini di un villaggio.

Lo stomaco del leone brontolò rumorosamente. D’altronde, non aveva mai mangiato in vita sua! Decise quindi di avvicinarsi alle case per cercare qualcosa da mettere sotto ai denti.

Arrivato al villaggio, per le sue strade non trovò nessuno. Cosa stava succedendo? Non era una fredda giornata invernale, anzi: il sole risplendeva, riscaldando i campi che aspettavano solo il lavoro dei contadini.

Una porta si aprì quanto bastava perché gli occhi di un’anziana signora le permettessero di vedere lo straniero.

«Sei venuto a salvarci?»

Leo rimase sorpreso da quella domanda. In fondo, però, era pur sempre un cavaliere, perciò non si trattava di una domanda così strana.

«Sì, se posso esservi utile. E a dirla tutta, sono giorni che non mangio: se potessi chiedere qualcosa con cui sfamarmi, sarei anche più d’aiuto.»

«Vieni, giovane cavaliere, ho la zuppa sul fuoco.»

Leo entrò nella casa della signora spaventata. Lei lo accolse, lo fece sedere vicino al focolare e gli servì una buonissima zuppa e del pane. Quindi, si decise a svelargli il motivo per cui tutti si nascondevano.

«Un grosso troll si aggira per le nostre terre. Si nasconde dentro ad una collina, che ha scavato per trasformarla nella sua casa. Di fronte ha costruito uno stagno, sporco e puzzolente, dove tiene rospi e serpenti d’acqua. Quando si annoia o non sa cosa mangiare, viene da noi ad infastidirci ed a rubare tutto quello che abbiamo.»

Il coraggioso cavaliere sentì il fuoco dell’avventura scaldargli il petto: «Non dovete più avere paura, ci penserò io!»

Poco più tardi, il villaggio intero uscì dalle case per incoraggiarlo. Molti erano sicuri che il cavaliere sarebbe scappato a gambe levate, ma si trattava della loro unica speranza.

Leo camminò per un po’ di tempo, finché vide la collina che si affacciava ad uno stagno. Già da lontano sentì il cattivissimo odore che arrivava dalla casa del troll. Per fortuna, aveva preso in prestito una molletta del bucato dall’anziana signora per tapparsi il naso.

Si avvicinò a sufficienza per poter essere sicuro che il suo richiamo arrivasse dentro all’abitazione.

Un potente ruggito anticipò le sue parole: «Esci dalla tua tana, troll! I tuoi giorni di cattiveria sono finiti!»

Un verso spaventoso uscì dalla casa, facendo addirittura tremare lo stagno. La porta malandata si aprì, lasciando uscire un enorme essere verde con un occhio solo e due orecchie a forma di trombette.

«Chi mi ha svegliato?»

«Sono stato io, Leo il cavaliere! Perché continui a dare fastidio agli abitanti del villaggio?»

«Dare fastidio? Come ti permetti! Io sono il loro migliore amico! Ridono sempre dei miei scherzi, e mi regalano un sacco di cose buone da mangiare.»

Leo si stupì di questa risposta: «Mi hanno raccontato cose molto diverse. Forse non vi siete mai capiti?»

«Cosa vorresti dire, cavaliere dei miei stivali?»

«Che gli abitanti si comportano così con te solo perché hanno paura, non per amicizia.»

Il troll rimase molto male dopo quella scoperta.

Leo ebbe un’idea: «Cosa ne dici se andiamo a parlargli insieme?»

Fu così che cavaliere e troll raggiunsero il villaggio.

Gli abitanti all’inizio fuggirono spaventati. Avevano paura che Leo si fosse messo d’accordo con l’essere che li terrorizzava per trattarli ancora peggio e rubare loro tutto il cibo.

«Aspettate, non abbiate paura. Il troll non è cattivo, anzi: vuole essere vostro amico, e ha creduto che voi rideste dei suoi scherzi e gli regalaste da mangiare perché gli volevate bene. Non ha capito che lo facevate solo per paura.»

Un gruppetto di persone più coraggiose uscì dai nascondigli per scoprire se quello che diceva il cavaliere fosse vero.

Uomini e troll parlarono a lungo, si capirono ed alla fine risero insieme.

Nei tempi successivi, gli abitanti insegnarono al troll come coltivare la terra e procurarsi così del cibo, senza rubarlo. La creatura che senza volerlo li aveva spaventati spiegò invece loro come divertirsi, e come non prendere troppo sul serio tanti problemi che li rendevano tristi o nervosi, ma che in fondo non erano poi così importanti.

L’avventura era conclusa. Leo salutò tutti e chiamò a gran voce Aris, perché lo riportasse indietro.

Scoprì così che in realtà, quelli che gli erano sembrati giorni era durati solo un giro dell’asciugatrice.

Quando Edo tornò a casa, Leo gli raccontò con emozione l’incredibile avventura che aveva vissuto, confidando all’amico che avrebbe voluto affrontarne un’altra prima possibile.

«Mi dispiace, la mamma dice che non può lavarti troppo spesso oppure ti rovinerai. Ma non ti preoccupare, presto Aris ti porterà di nuovo nel suo mondo fantastico!»

Leo si tranquillizzò, godendosi un po’ di meritato riposo e facendo volare la fantasia verso nuove meravigliose avventure.