Autore: Jonas Jonasson
Titolo: L’assassino, il prete, il portiere
Anno: 2015
Editore della copia recensita: Bompiani
Trama: un assassino abituato ad entrare ed uscire dal carcere, un pastore profondamente ateo ed il responsabile della reception di una ex casa di appuntamenti trasformata in uno squallido hotel, mettono insieme le loro capacità per sopravvivere alla Svezia moderna e per creare per sé stessi quelle opportunità che la vita ha loro negato.
Fra svolte spirituali imprevedibili e l’opposizione dei peggiori criminali di Stoccolma, i protagonisti affronteranno gli alti e bassi delle originali (e discutibili) attività imprenditoriali che saranno in grado di concepire durante gli anni di collaborazione, alla ricerca di una felicità e di una ricchezza interiore che all’inizio della loro avventura assieme apparivano irraggiungibili.
Giudizio: Jonas Jonasson è un maestro dell’ironia. Mia moglie si è stupita per il numero di volte in cui mi ha sentito ridacchiare durante la lettura di questo romanzo, nonostante gli eventi non sembrino indurre l’ilarità. Il racconto è infatti ricco di omicidi, pestaggi, imprese criminali, estorsioni, tutto presentato con una certa cura per i particolari.
La verità è che tutto nasce dai personaggi. Fra i tre protagonisti e la schiera di comprimari, Jonasson riesce a creare forme di umanità assolutamente singolari, ma non per questo poco credibili. Fa tesoro delle loro fragilità per pennellare ogni situazione con azioni e considerazioni surreali, spesso imprevedibili e mai forzate o scontate.
Si finisce per fare il tifo per questi tre personaggi a cui la vita ha voltato le spalle, certamente anche per via del loro modo di affrontarla, e questo nonostante le loro imprese siano tutt’altro che moralmente esemplari. La colpa è tutta di questo maestro dell’ironia, che con il suo stile travolgente non ti permette di staccarti dalla lettura e di sperare che i protagonisti riescano ad ottenere la loro rivincita nei confronti del mondo.
Un libro da divorare per chiunque ami uno stile dissacrante e non soffra per qualche pugno inferto a ciò che si ritiene cristianamente buono e giusto.