Clara lasciava scorrere l’acqua della doccia tutt’intorno al suo corpo ed alla sua anima. Aveva fatto sostituire il suo soffione con uno a getto ampio, così che l’avvolgesse completamente.
Il risultato era soddisfacente, perché le permetteva di isolarsi dall’universo che in quei giorni aveva deciso di farle male.
Immaginò di ritrovarsi sotto ad una cascata. L’acqua insolitamente calda la cullava, trasportandola verso la pace dei sensi. Il rumore di quel flusso costante le permetteva di isolare i suoi pensieri, lasciandoli laggiù da dove lei era venuta.
Aprì virtualmente gli occhi. Sapeva che intorno a lei c’era una enorme concavità aperta in un vulcano dormiente, insenatura che consentiva quella caduta liquida benefica dal lago che si era formato sulla sommità della montagna temporaneamente quieta.
Di fronte a lei, il terreno scendeva verdeggiante fino a raggiungere lo splendido mare delle Hawaii, qualche centinaio di metri più in là. In quel momento non aveva voglia di andare a tuffarsi, voleva godersi fino in fondo la sensazione di isolamento.
Percepiva infatti un forte blocco all’idea di uscire dal confine della cascata. Era come se un pericolo la stesse aspettando, ma non ricordava quale, ed il solo pensiero l’agitava terribilmente. Era pertanto molto meglio non pensarci e continuare a godere del flusso senza sorprese che le accarezzava la testa, le spalle ed il resto del corpo.
Improvvisa e del tutto inattesa, una lacrima si fece largo fra le gocce d’acqua esterne al suo corpo. Non se ne sarebbe mai accorta, se non avesse avuto la consapevolezza che la sua ghiandola lacrimale si era attivata senza apparente ragione. Maggiore fu la sorpresa quando si rese conto di come entrambi gli occhi si stessero tramutando in torrenti in piena. Un dirompente moto di sconforto che si fuse con l’acqua che la circondava, ma che non riusciva più ad isolarla dalle emozioni dell’esterno.
Visse un istante di forte disagio, quando capì che non c’era luogo al mondo in cui desiderasse stare: quella negatività che era giunta fino a lì l’avrebbe spinta fuori dalla cascata, ma conosceva bene il male che l’attendeva una volta uscita, perciò non osava mettere un piede fuori da lì.
Si sforzò di respirare profondamente l’aria colma di umidità. Riprese il controllo delle sue pulsazioni e delle emozioni. Si concentrò sulla meraviglia che aveva intorno a sé, sulla bellezza di quel mare che avrebbe raggiunto in una ventina di minuti con l’auto a noleggio. Meritava tanto splendore, lo sentiva.
Riuscì a sorridere.
Si concentrò su qualcosa di semplice, ossia sulla percezione delle singole gocce che le scorrevano dalle spalle alla schiena. Ne scelse qualcuna la cui sensazione fosse più intensa, vera o frutto della sua immaginazione che fosse. Non era importante, ciò che contava era il risultato.
Dopo un paio di minuti, la piacevole semplicità di quel gioco andò spegnendosi, lasciando che un’immagine si frapponesse tra i suoi occhi ed il panorama tropicale. Era un volto, e si trattava di uno fra i pensieri che aveva cercato di respingere fino ad allora con maggiore forza.
L’impatto fu violento e devastante sulla sua anima. Clara si piegò su sé stessa, piangendo ed urlando la sua rabbiosa disperazione. Lasciò che il suo corpo venisse scosso dai tremori, finché non si sentì pronta a riprendere il controllo delle emozioni. Quel volto, tuttavia, non voleva saperne di andarsene.
La donna si concentrò su di una fantasia nella fantasia. Immaginò sé stessa che ricordava sotto la cascata hawaiana i momenti in cui era stata felice. Riportò alla mante ciò che più l’aveva resa orgogliosa di sé e del suo carattere, della sua capacità di prendere decisioni nei momenti critici. Come per chiunque si ritrovi a costruirsi una vita adulta, prima di quella maledetta settimana aveva dovuto compiere delle scelte importanti. Tutto sommato, non aveva mai commesso dei veri e propri errori di valutazione. Grazie a ciò, poteva dire di avere vissuto una vita serena e soddisfacente.
Un sorriso di intimo rispetto fece capolino sulle sue labbra, conseguente alla rinnovata consapevolezza di non essere poi tanto male come essere umano.
Il masochismo della sua anima si fece di nuovo largo nel suo viaggio virtuale, riportandole alla coscienza brandelli importanti di quanto era accaduto negli ultimi giorni. Sembrava proprio che non ci fosse una pozione magica per lenire lo sconforto, era destinata a soffrire in eterno, in quell’isolamento che aveva tanto bramato, ma che in quel momento le si stava rivoltando contro.
Improvvisamente, un tocco ed un successivo abbraccio la riportarono dall’isola tropicale alla realtà della sua doccia.
Un volto comparve davanti ai suoi occhi, prima che si posasse sulla sua spalla con un gesto di affettuosa confidenza.
«Mamma, adesso ci sono io con te.»
Clara si sciolse in quel contatto, fondendosi con sua figlia. Non era più tempo di isolarsi dall’universo, perché sentiva di meritare di vivere pienamente il rapporto con una figlia che aveva cresciuto così bene. Lei sarebbe stata la sua ancora di salvezza per restare aggrappata alla vita reale.