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Racconti brevi

Favignana

Una donna si ritrova bloccata su di un’isola, lontano da una famiglia che la sta rapidamente escludendo.

La riva della costa siciliana si staglia di fronte a lei. Claudia sa che oltre quella breve lingua di mare sorge l’aeroporto di Trapani, da cui quella sera sarebbe rientrata a Bologna. Si sente mancare la terra sotto ai piedi al pensiero: quella fuga dalla vita familiare è durata decisamente troppo poco, il ritorno alla routine le crea un senso di angoscia quasi insostenibile.

Il Favonio giunge a scompigliarle i capelli, caldo e secco. Non ce ne sarebbe stata la necessità, perché la temperatura dell’aria è già sufficientemente piacevole da farle desiderare un bagno fuori stagione, ma non è più il momento. Correrebbe infatti il rischio di dover mettere in valigia la biancheria bagnata.

Guarda verso la grande isola invece che in direzione del mare infinito, ma non sa spiegarne il motivo.

Il suo desiderio di fuga giustificherebbe più facilmente la scelta di fondersi con l’orizzonte. Trova invece conforto nel mantenere il terreno in vista. La sua psicoterapeuta probabilmente le spiegherebbe che si tratta della ricerca di una nuova stabilità, perché non ha bisogno di ulteriori incertezze sul suo futuro. Ma come darle ancora retta, dopo avere scoperto che ha avuto una relazione con Stefano, suo marito?

Un grande classico.

Sei mesi prima, Claudia aveva sentito il bisogno di un aiuto, dopo anni in cui aveva trascurato i segnali di una preoccupante instabilità emotiva a causa di un matrimonio insipido trascinatosi per vent’anni, sommato ad una vita dedita unicamente ai figli ed al lavoro, mai a sé stessa. Non è certo una situazione anomala rispetto al resto dell’universo delle mogli e madri, ma i suoi due figli hanno ereditato l’apatia del padre, e quella mancanza di sentimenti la stava stringendo alla giugulare.

Aveva pertanto iniziato un percorso con una psicoterapeuta, che dopo alcune sedute aveva chiesto di coinvolgere anche suo marito per completare il quadro sulla sua paziente e per capire meglio le dinamiche conflittuali all’interno della coppia.

Apparentemente, l’uomo e la professionista si erano persi di vista dopo quell’unico incontro, ma alcuni segnali di mutua protezione nelle settimane successive durante le conversazioni di entrambi con Claudia avevano iniziato a far crescere in lei il sospetto che fosse accaduto qualcosa fra di loro.

La donna aveva trovato il coraggio per esporre il suo dubbio alla psicologa, che si era mostrata offesa per l’accusa di scarsa professionalità nell’essere venuta meno alla propria neutralità ed obiettività, deridendo per giunta la possibilità di una relazione con l’uomo.

Una sera, casualmente, l’apparente paranoica aveva tuttavia intercettato un messaggio sul telefono di Stefano in arrivo proprio dalla terapeuta. Il numero non era salvato in rubrica, ma Claudia lo aveva riconosciuto. L’anteprima dalla schermata di blocco non lasciava molti dubbi, considerato che lui non avrebbe dovuto nemmeno avere contatti con lei: “Cosa fai stasera? Mi…”

Non aveva resistito: aveva sottratto di nascosto il telefono al marito e, chiusa in bagno, lo aveva sbloccato leggendo il resto del messaggio: “Mi manchi, non posso resistere una settimana senza di te. Se ti liberi e vieni a casa mia, ti racconto una cosa che è saltata fuori durante l’ultima seduta che ti farà morire dal ridere. Rispondimi presto.”

L’emoticon con i cuori al posto degli occhi non sarebbe stata nemmeno necessaria, ma completò comunque un quadro piuttosto chiaro.

Poiché lui aveva colto l’occasione di un solo incontro per tradirla con una donna non particolarmente attraente, chissà quante volte doveva essere accaduto in precedenza. Claudia, sommersa dalle incombenze familiari e lavorative, non si era mai accorta di nulla. Che stupida.

Aveva messo la coppia fedifraga alle strette, ma si era ritrovata dalla padella nella brace.

La psicologa l’aveva minacciata di denunciarla, oltre a negare puerilmente che la seduta a cui si faceva riferimento nel messaggio fosse la sua. La moglie tradita si era infatti detta disposta a portare davanti ad una commissione la prova della violazione del segreto professionale, paventando la radiazione della professionista. La possibile denuncia da parte della psicologa era una difesa estrema di fronte ad un suo stesso palese ed ingenuo errore, ma Claudia si era resa conto di quanto la sua personalità mite non le avrebbe permesso di arrivare fino in fondo in un processo contro una donna caratterialmente così forte. Le motivazioni per mandarla a fondo sarebbero venute presto a mancare.

Si era pertanto concentrata su suo marito. Lui non aveva negato nulla di quella relazione, ma le aveva fatto notare due dettagli.

In primo luogo, i loro figli avrebbero certamente preferito stare con lui. Durante gli ultimi anni, infatti, mentre lei si impegnava per mandare avanti la casa e per seguirli con i compiti e gli impegni extrascolastici, rincorrendoli con urla e minacce per contrastare la classica poca voglia infantile di affrontare le proprie incombenze, lui era stato presente solo per passare con loro del tempo di qualità, fare il tifo alle partite di calcio e premiarli ad ogni minimo pretesto. Una versione estrema dei ruoli di agente buono ed agente cattivo, che Claudia in caso di separazione avrebbe pagato con un distacco pressoché completo dai suoi figli.

C’era poi la questione della casa, intestata completamente a Stefano in quanto ereditata dai genitori di lui, ormai venuti a mancare. Se a suo marito fosse spettata la custodia dei figli, probabilmente non avrebbe dovuto riconoscerle alcun mantenimento, anche perché lo stipendio più importante, per quanto non fosse certo sopra la media, era quello di Claudia. Lei si sarebbe ritrovata a dover sostenere con il suo lavoro un affitto, le bollette, le spese per l’automobile e le altre necessità primarie, e ad ogni imprevisto il suo conto sarebbe irrimediabilmente virato al rosso. Inoltre, la solitudine completa dopo tutti quegli anni di convivenza era una prospettiva persino peggiore rispetto all’apatia sommata alla frenesia della routine che sperimentava abitualmente.

Stefano la voleva ammanettare alla porta di casa perché da solo avrebbe faticato a mandare avanti la famiglia rivisitata al maschile. La psicoterapeuta doveva essere infatti l’ultima di una serie di amanti, che tali dovevano restare: lui non avrebbe mai voluto una donna dalla personalità forte che gli imponesse il suo stile di vita, molto meglio la remissiva Claudia, le cui caratteristiche non avrebbe tuttavia mai scelto in una nuova compagna perché non lo attraevano da un punto di vista prettamente materiale. Molto meglio tenersi stretta la schiava già consolidata, e nel frattempo continuare a coltivare le sue relazioni extraconiugali con donne caratterialmente più intriganti.

Dopo la minaccia di lasciarla sola e senza un soldo alla fine di ogni mese, Stefano aveva profuso scuse, lacrime e promesse per rendere meno opprimente la quotidianità. La moglie ferita e tradita aveva dovuto cedere per una mera mancanza di alternative. Ovvio che nel momento in cui fosse comparsa una via di fuga, l’avrebbe imboccata senza voltarsi, anche a costo di chiudere ogni sera in lacrime pensando ai figli lontani. Ma chissà quando avrebbe trovato quella porta aperta di fronte a sé, soprattutto perché a differenza di suo marito non era abituata, né caratterialmente predisposta, per guardarsi intorno in cerca di persone interessanti da frequentare.

La gita siciliana ha lo scopo di permetterle di respirare per qualche giorno. Nulla di sconvolgente, solo una boccata d’aria per poi tornare ad immergersi nella follia quotidiana. Stefano non ha avuto nulla da eccepire, sia perché non ne avrebbe avuto il diritto, sia grazie alla constatazione di come Claudia avesse mantenuto il proprio contributo alle necessità familiari sui livelli precedenti alla scoperta del tradimento, mostrando un’apparente serenità di fronte ai figli ed agli amici che aveva evitato a chiunque qualsiasi sospetto.

Al pensiero di quanto le costi recitare quella parte, la donna scoppia a piangere. La spiaggia di Bue Marino, diversi metri sotto la scogliera su cui si trova, in quel momento è pressoché deserta, e così anche l’area dove vengono lasciate auto e biciclette, tanto che non ci sono ambulanti in vista per la vendita di pane cunzato. D’altra parte è inizio ottobre, e per quanto il clima sia più che clemente, i turisti sono ormai lontani. Grazie a tutto ciò non si sente osservata durante quel momento di debolezza, di cui gode pienamente, libera dal giudizio sociale o psicoterapeutico.

Guarda l’orologio sullo smartphone: è ora di rientrare al porto di Favignana per prendere il traghetto verso Trapani.

Sale sull’auto a noleggio. Chiusa la portiera, si rende conto di avere ancora gli occhi appannati dalle lacrime. La malinconia per un presente che tanti anni prima aveva immaginato differente torna ad irrompere nel suo cuore, spingendola ad aprirsi nuovamente al pianto. Quando la forza dei singhiozzi la fa sobbalzare, si impone di riprendere il controllo, percuotendo con tre rapidi e forti pugni il volante. L’ultimo sfiora il clacson, che emette timidamente un richiamo non udito da anima viva.

Lievemente imbarazzata, Claudia si volta alle sue spalle per verificare che nessuno sia stato attirato dal suo momento di rabbia. Constatato che la sua visuale è sgombra da esseri umani, si concede una piccola risata nervosa e mette infine in moto l’auto.

Raggiunge il porto in una ventina di minuti. Dalla scogliera non aveva notato quanto il mare fosse agitato, teme che la pur breve tratta di rientro le causerà una nausea che renderà difficoltoso anche il successivo viaggio in aereo. La leggerezza di quella vacanzina solitaria sta già svanendo.

Si avvicina all’imbarco, dove trova un numero di persone superiore a quanto si aspettava. Sembra che ci sia un po’ di agitazione fra i presenti.

«E’ successo qualcosa?», chiede ad una signora leggermente fuori dal capannello.

«Il mare è troppo mosso, questa sera i traghetti non salpano. Non c’è modo di lasciare l’isola.»

Le sensazioni che Claudia sperimenta negli istanti successivi sono molto contrastanti.

Da una parte, nella sua ferrea programmazione delle giornate detesta gli imprevisti, soprattutto quando si ritrova ad affrontarli completamente da sola. C’è inoltre da considerare che molto probabilmente non riuscirà a farsi rimborsare il biglietto del volo, anche se in fondo si trattava di una tariffa particolarmente aggressiva.

D’altro canto, il senso di angoscia per il rientro a casa è improvvisamente scomparso, anche se prima o poi dovrà pure tornare a fare capolino.

«Signora, tutto bene?»

Claudia è sorpresa dalla domanda della donna: «Sì, a parte il fatto che dovrò organizzarmi per restare ancora qui. Perché me lo chiede?»

«Perché dopo la notizia che le ho dato si è messa a sorridere. Sono contenta per lei se non è un problema il fatto di restare bloccata qui.»

Evidentemente, per la donna e per la sua famiglia quella situazione rischia di creare difficoltà importanti. Claudia non ha alcuna voglia di empatizzare con una sconosciuta, perciò la saluta e si dirige verso il centro di Favignana per trovare un alloggio.

Mentre s’incammina, dà un’occhiata ad internet per cercare riferimenti e recensioni. Trova un posto che potrebbe fare al caso suo, un monolocale a due passi dal porto. Spera vivamente che sia disponibile, perché si sta facendo sera e non ha alcuna voglia di restare a spasso fino a tardi per poi infilarsi in chissà quale soluzione a qualche chilometro dal paese.

Fortunatamente, il numero che ha trovato è libero. Risponde un uomo, un po’ secco e sbrigativo nei modi: si vede che probabilmente non è periodo né orario per le telefonate di prenotazione, infatti è sorpreso quando scopre che si tratta di una cliente.

L’affittacamere le comunica che il monolocale non è pronto per essere messo a disposizione, soprattutto se si tratta solo di una notte. Di fronte alla voce delusa della donna, lui azzarda una proposta: ha una stanza in più a casa, può cederle quella; è l’appartamento confinante con quello che ha visto lei, perciò ugualmente comodo per il porto. Sul prezzo si metteranno d’accordo: per così poco, dice lui, non saprebbe nemmeno cosa chiederle, ma in qualche modo faranno, l’importante è non lasciarla in mezzo ad una strada.

Sorpresa da tanta gentilezza, Claudia si avvia verso l’indirizzo che le ha comunicato l’uomo. Si chiede se avrà la forza ed il coraggio di scappare, qualora trovasse qualcosa che non la convinca e non la faccia sentire al sicuro.

Giunge in pochi minuti al luogo indicato, suonando con una certa titubanza il citofono. Scende ad accoglierla una bella bambina di circa sette anni, con i lunghi capelli neri e mossi.

La donna avrebbe sempre voluto una figlia, ma dopo i due eredi maschi si era costretta ad interrompere la ricerca, perché non avrebbero potuto permettersi di sostenere un’altra bocca.

Da quella decisione, non riesce ad evitare di illuminarsi ogni volta in cui incontri una bambina.

«Ciao, io sono Claudia. Come ti chiami?»

«Lucia. Sei la signora che deve dormire in camera mia?»

Un momento di imbarazzo: sta sfrattando la bambina dalla sua stanza? Aveva capito che il letto fosse libero.

«Pare di sì, ma se preferisci posso cercare un altro appartamento.»

«No, sono contenta, così posso dormire con papà.»

Niente mamma, dunque. Almeno non avrebbe avuto problemi di gelosia. “Si tratta solo di una notte, Claudia, ce la puoi fare.”

Salgono in appartamento, dove trova il padrone di casa indaffarato con i preparativi della stanza.

«Mi scusi, ma proprio non mi aspettavo una chiamata in questo periodo. C’è mare mosso?»

Evidentemente si tratta di una possibilità già nota, anche se non così frequente, altrimenti gli esercenti avrebbero tenuto pronte le stanze in funzione delle condizioni di navigazione.

«Purtroppo sì, avrei avuto il volo da Trapani questa sera alle dieci ma dovrò rinviare.»

Quando i due adulti si guardano in viso, una volta che lui ha alzato la testa dalle lenzuola, sperimentano una strana sensazione. Percepiscono il legame che si sente normalmente all’interno di una famiglia, o tra persone che si conoscono da anni. Eppure, non è quasi certamente mai accaduto che si incrociassero prima di allora.

Lei è emiliana da generazioni. Quando ha provato ad indagare sul suo albero genealogico, ha interrotto le sue ricerche a fine Ottocento sull’Appennino reggiano, curiosamente per entrambi i rami della famiglia.

Lui è di origine calabrese, i suoi genitori si sono trasferiti a Favignana poco dopo la sua nascita per risistemare una palazzina ereditata da un parente con cui suo padre aveva un bellissimo rapporto. Da allora, la sua famiglia ha gestito attività di ricezione sull’isola con serenità ed un discreto profitto, anche se non possono certo considerarsi benestanti.

Eppure, c’è qualcosa nella presenza reciproca che li fa sentire istintivamente a loro agio.

L’uomo allunga la mano per presentarsi: «Piacere, sono Mauro.»

Stretta decisa ma non eccessivamente forte.

«Piacere Mauro, sono Claudia.»

«Venga pure, le mostro la stanza e poi le faccio vedere dove può trovare il bagno. Se ha bisogno di farsi una doccia, faccia come se fosse a casa sua.»

La donna si sentirebbe in imbarazzo ad approfittare fino a quel punto del loro appartamento, tuttavia apprezza la grande e naturale disponibilità.

Rimasta sola nella camera da letto della bambina, trova delle foto della madre. E’ decisamente probabile che le sia capitato qualcosa, e che non si tratti semplicemente di una separazione.

Mauro la sorprende con una cornice della donna in mano, ritratta sorridente fra il marito e la figlia.

«Ci ha lasciati ormai due anni fa. Lucia sente ancora molto la sua mancanza.»

L’uomo non accenna al suo vuoto. Evidentemente, sta facendo di tutto per tenere sotto controllo i sentimenti negativi perché non sovraccarichino la figlia.

«Mi dispiace, non volevo curiosare.»

«Non si preoccupi, se fosse stato un problema avrei tolto le fotografie prima del suo arrivo.»

La stanza si fa piccola, in attesa che uno dei due dica qualcosa.

Mauro si ricorda la ragione della sua improvvisata: «Cosa posso cucinarle per cena?»

«Non voglio chiederle anche questo, sta già facendo tantissimo per me.»

«Non si deve preoccupare, lo faccio con piacere. Comunque devo già preparare per noi.»

Claudia sente il bisogno di prendersi ancora una serata di svago, prima di organizzare il rientro a Bologna.

«E se mi sdebitassi portandovi fuori a cena?»

Si rende subito conto di avere sottinteso che quello sarà il pagamento per la camera, ma ormai la frase le è scappata di bocca.

L’orgoglio dell’uomo emerge con un sorriso: «Lei è ospite nostra, non potrei permetterle di offrire la cena. Le va’ uno spaghetto?»

Un’ora più tardi, si ritrovano tutti e tre a tavola in un ristorante del centro di Favignana.

Trascorrono una serata piacevole. Il clima è perfetto, il cibo già di per sé gustoso è reso speciale dall’aria di mare che giunge fino a lì, le chiacchiere leggere portano con loro risate di cui tutti e tre hanno bisogno. L’immagine di Lucia alle prese con gli spaghetti grondanti sugo resterà a lungo nella memoria dei due adulti.

Quando passeggiano verso casa, Mauro non riesce a negare a sé stesso quanto il sorriso di Claudia sia dolorosamente affascinante.

Nello stesso momento, Claudia non riesce a negare a sé stessa che vorrebbe abbracciare Mauro proprio in quel momento, sia per aiutarsi a vicenda a combattere la tristezza che hanno dentro di loro, sia perché le sue spalle larghe ed il suo sguardo determinato ma tutt’altro che minaccioso la fanno sentire protetta.

Quella sera si salutano e si augurano la buonanotte, ma entrambi gli adulti faticheranno a dormire. Lucia invece chiude gli occhi felice, sussurrando al padre: «Mi piace Claudia, la possiamo tenere con noi?» Mauro evita di rispondere, sperando che la figlia passi rapidamente al sonno senza sollecitargli un’opinione su quella richiesta.

Il giorno seguente, la bambina viene accompagnata dal padre a scuola. La donna si è alzata con loro, essendo abitualmente mattiniera, ma ha evitato di inserirsi nella routine dell’uscita di casa.

Cercando di organizzare il suo rientro a casa, Claudia scopre che anche per quel giorno non partirà nessun traghetto. Chiama suo marito per avvertirlo, lui si arrabbia per la scelta della donna di recarsi sulla piccola isola così in prossimità del volo di ritorno. Lei prova a controbattere, ma l’uomo chiude rapidamente la conversazione facendole pesare lo scarso attaccamento ai figli e fingendo palesemente una telefonata sul telefono di lavoro.

L’umore torna a farsi grigio.

Esce dall’appartamento, mandando un messaggio a Mauro per segnalargli che ha ancora necessità di un alloggio quantomeno per la notte successiva. Chiede se abbia qualche contatto per non continuare ad arrecare loro disturbo, precisando però che si è trovata benissimo e che in ogni caso avrebbe piacere a rivederli.

L’uomo la chiama pochi minuti più tardi: «Dove si trova?»

«Sto passeggiando a caso per Favignana.»

«Ha girato un po’ l’isola in questi giorni?»

«A dire il vero, no: ero arrivata ieri mattina dopo un weekend a Palermo.»

«Allora mi dia una mezz’ora: finisco una commissione e sono da lei.»

Claudia si chiede cos’abbia in mente Mauro.

Lo scopre quando lui arriva a prenderla in scooter, casco per il passeggero alla mano. Praticamente non parlano, partendo subito verso il capo occidentale dell’isola.

Raggiungono Punta Cala Grande. Lasciano il motorino, affrontando a piedi il marciapiede dell’approdo fino a ritrovarsi circondati dal mare.

«Non sarà il panorama migliore che lei abbia mai visto, ma personalmente adoro l’idea di perdere lo sguardo nell’orizzonte.»

La sensazione esattamente opposta rispetto a quella che aveva provato Claudia il giorno prima. In quel momento, tuttavia, anche lei sente di apprezzare il fatto di non scorgere la terraferma di fronte ai suoi occhi, forse perché ai margini del campo visivo ha le altre coste dell’isola ed il faro di Punta Sottile. Una fuga verso l’infinito con dei solidi punti di riferimento a portata di mano.

«Ti ringrazio, avevo proprio bisogno di questo senso di libertà. Finché sono rimasta sola, non riuscivo a togliermi il peso di ciò che ho lasciato a casa.»

E’ passata istintivamente al tu. L’intimità di quel breve viaggio lo richiede.

«Posso chiederti cosa ti è capitato?»

«Non riesco certo a paragonarlo a quanto è accaduto a te, ma ho scoperto che mio marito aveva una relazione con la mia psicoterapeuta. Avevo cercato un aiuto perché anni di impegno per il lavoro ed i miei figli senza uno spazio per me stessa, senza un briciolo di affetto in cambio, mi avevano completamente annullata come donna. Direi che quell’aiuto mi si è rivoltato contro. Il problema è che non posso fuggire da quella situazione: non potrei permettermi di mantenermi, considerato che la casa è un’eredità di mio marito, inoltre dovrei rinunciare a crescere i miei figli, che certamente preferirebbero stare con il padre perché si è limitato a coccolarli per tutti questi anni. Pensa che in questi giorni hanno fatto fatica a rispondere al telefono, e non si sono certo sprecati a chiedermi quando sarei tornata.»

«Sono situazioni in effetti molto diverse. Sicuramente non invidio il fatto che dovrai costringerti a tornare in una casa in cui ti sentirai un’estranea, pur avendo il diritto di ritenere che saresti l’unica a poter restare.»

Non affrontano più argomenti tristi, per quel giorno. Pranzano lungo la strada, quindi tornano a Favignana dove lei si concede di riposare in stanza, mentre lui si dedica ad altre commissioni per i genitori, che gestiscono l’albergo di famiglia a trecento metri da lui.

Mille pensieri affollano le menti di entrambi.

Claudia temporeggia nel cercare un traghetto per il giorno dopo, perché non vorrebbe proprio lasciare l’isola.

Nemmeno Mauro vorrebbe vederla partire, ed avrebbe in mente una proposta folle per tentarla. Ma come si può chiedere ad una persona di trasferirsi dalla Pianura Padana ad un’isola siciliana, lasciando due figli a casa, non avendo nemmeno pensato di iniziare una relazione sentimentale che possa giustificare quella pazzia?

Alla fine, Claudia riesce a trovare il modo per rientrare, la mattina successiva. Aspetta ad acquistare il volo, non fidandosi di un eventuale ulteriore problema. Non le resta che chiudere quella breve ma stupefacente parentesi.

«Claudia, questa sera ceneremo dai miei genitori, al ristorante dell’albergo di famiglia. A meno che questo invito non ti metta a disagio, ma non sarà certo un evento formale.»

La donna accetta molto volentieri. Ha voglia di conoscere qualche tassello in più di quella famiglia, è certa che i nonni dell’adorabile Lucia saranno persone squisite.

Un paio d’ore più tardi ne ha la conferma. I genitori di Mauro si mostrano molto accoglienti e propensi per un’ironia leggera e mai fuori luogo.

Poco per volta si scivola sui racconti personali, anche perché nel frattempo Lucia è crollata a dormire per la stanchezza della scuola. Claudia non riesce ad evitare di confessare che, nonostante voglia bene ai suoi figli, il pensiero di rientrare a Bologna le crea uno stato ansioso diametralmente opposto a quanto si dovrebbe provare all’idea di tornare a casa propria.

«Fermati qua, cara. Si sta tanto bene.»

La frase volutamente ingenua del padre di Mauro sublima il pensiero di tutti.

La moglie dell’uomo si illumina per via di un’idea: «Perché non le proponiamo il lavoro di Corinna?»

Corinna era la madre di Lucia. Claudia non sapeva che lavorasse nelle attività di famiglia: «Di cosa si occupava?»

Mauro si agita sulla sedia, prima di rispondere. E’ esattamente la proposta folle che avrebbe voluto farle, quando l’ha sentita dire per la prima volta che non avrebbe voluto lasciare l’isola.

«Stava alla reception. Considerato che non abbiamo moltissime stanze, si occupava anche di altro: il bar nei momenti tranquilli, dava una mano nella sistemazione delle camere, riceveva i fornitori, insomma era un po’ il volto della struttura.»

«Ora come siete organizzati?»

«Per coprire tutto quello che faceva lei , abbiamo dovuto assumere due collaboratori tramite un’agenzia. E’ una spesa importante, ma è un lavoro con orari che non è facile gestire né programmare, quindi era molto più comodo che se ne occupasse qualcuno che non aveva degli orari contrattuali.»

«Mi sembra molto bello, ma non state parlando seriamente.»

Il padre di Mauro si alza in piedi per enfatizzare la risposta: «Figlia mia, noi siamo gente che scherza volentieri, ma quando si tratta di lavoro diventiamo persone molto serie.»

Pochi istanti dopo, la proposta viene formalizzata: vitto, alloggio, nei momenti di picco anche uno stipendio, commisurato ai flussi di ospiti. Non c’entra nulla con il suo modo classico di intendere il lavoro, ma d’altra parte si tratta indiscutibilmente di una qualità di vita completamente differente.

Claudia chiede di poterci riflettere, ma sa di non avere tempo.

Lascia l’albergo ed inizia a passeggiare per le vie di Favignana, fino a raggiungere il mare.

I volti delle persone importanti della sua vita scorrono di fronte ai suoi occhi. In quel momento, l’unico che gli dia un’emozione è quell’uomo conosciuto da così poco, ma chi gli sembra di avere nella sua vita da sempre. L’attrazione fisica che certamente sente di provare per lui non è che un rafforzativo, perché l’aspetto più importante è la sua naturale gentilezza, la voglia che percepisce di vedere la serenità intorno a lui.

Ha preso la sua decisione.

Poco meno di un anno più tardi, Claudia è emozionata. I suoi figli stanno arrivando a Favignana a trovarla. Li ha visti un paio di volte, durante quei mesi, ma soprattutto li ha chiamati quasi ogni sera. Nonostante siano ancora così giovani, hanno accettato a modo loro che i genitori non fossero più in grado di vivere assieme e mantenere al tempo stesso la serenità nella famiglia.

Dopodiché, un giorno aveva raccontato loro di essersi innamorata di un altro uomo, e che quando sarebbero scesi nella bellissima Favignana a trovarla, avrebbero anche conosciuto la loro nuova sorellina, Lucia.

Aveva anche scoperto da un’amica che la psicoterapeuta, venuta a conoscenza della scomparsa di Claudia, aveva fatto pressione all’ex marito perché tentassero la convivenza. Non l’aveva sorpresa sapere che da quel momento l’umore dell’ex marito era cambiato, e non certo in meglio.

Ormai quello è il passato: oggi è finalmente il grande giorno. I due ragazzi vedranno la loro madre felice ed impegnata alla reception di un albergo, ma anche nel ruolo di apprezzata blogger per richiamare il turismo sull’isola.

La voce di Mauro la sorprende alle spalle: «Amore, i ragazzi dovrebbero arrivare fra poco a Trapani, io parto.»

«Grazie, a dopo.»

Lui si è reso disponibile ad andare a recuperare i figli di Claudia in aeroporto. Lei spera vivamente che il traghetto non faccia scherzi, perché ha voglia di riavere i suoi tre uomini in tempo per l’ora di cena.

Mentre vede andare via il suo compagno, non riesce a spiegarsi come possa esserne ancora innamorata come dopo il loro primo bacio, scambiato una settimana dopo la sua decisione di restare sull’isola.

Una follia, ma non c’è giorno che passi senza che lei ringrazi di avere compiuto per una volta nella vita una scelta senza ponderarne tutte le conseguenze.

«Mamma, quando arriveranno i miei fratelli?»

Sì, quella decisione le ha pure regalato l’amore di una figlia.

«Presto, papà è andato ora a prendere il traghetto.»

«Ok, allora io finisco di preparare la sala per la festa, così rimarranno a bocca aperta.»

Cosa potrebbe chiedere di più?

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