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Racconti brevi

Il vero sapore dell’esistenza

La neve ha ammantato i campi per buona parte della notte.

Bianca esce dal casolare alle prime luci dell’alba. Il paesaggio e la timida foschia vengono delicatamente illuminati dal giovane sole del mattino, colorando il paesaggio di toni pesca e lilla.

Il proprietario della casetta non aveva mentito, accogliendola la sera prima: quello è davvero il momento migliore della giornata per ammirare il panorama.

Nonostante si sia adeguatamente vestita, l’aria pungente ha spazzato via dal suo viso in pochi istanti il tepore regalato agli ambienti interni dalla stufa a pellet. La donna rientra pertanto dalla porta dopo una manciata di minuti, sollevata dalla qualità delle fotografie scattate e che le consentiranno di riprovare nei giorni successivi le emozioni del momento appena vissuto.

Bianca trascorre le due ore seguenti nel bagno. Solitamente non ama perdere tempo, tuttavia quei giorni sono differenti: si trova lì per dedicarsi a sé stessa.

Utilizza una linea di prodotti alla lavanda scoperta di recente. La adora, perché il profumo intenso la riporta con i ricordi ad una grande pianta che sua nonna aveva amorevolmente accudito di fronte all’orto, e che ad ogni stilla d’acqua che l’accarezzasse emanava sentori freschi ed appaganti.

Nonna Lina aveva rappresentato un riferimento importante per lei. Bianca aveva trascorso diverse estati in sua compagnia, nel modesto casale di famiglia che suo nonno aveva pazientemente ristrutturato negli anni. L’uomo se n’era andato troppo presto per poter conoscere la nipote. Quest’ultima era poi scesa diverse volte con la famiglia in Toscana proprio per fare compagnia alla nonna rimasta sola.

Le due donne avevano vissuto infinite passeggiate insieme attraverso i campi intorno alla piccola proprietà. Bianca aveva appreso i primi rudimenti di coltivazione e di allevamento, trasformandoli nel tempo in un’autentica passione che l’aveva condotta ad una laurea in agraria.

Nonna Lina non aveva vissuto abbastanza per vedere la corona d’alloro in testa alla nipote, ciononostante non aveva mai fatto mancare a Bianca l’orgoglioso apprezzamento per la direzione che la ragazza stava dando alla sua vita.

Tanti anni dopo, la donna ormai adulta si ritrova con un rossetto in mano, di fronte ad uno specchio semiappannato in un bagno inondato dal profumo di lavanda. Erano diversi mesi che non aveva occasione di ripensare a sua nonna. Ora il volto dell’anziana signora toscana si compone sull’umido biancore che ha tinto temporaneamente il vetro.

Una lacrima scende lentamente lungo uno zigomo di Bianca.

«Nonna, dimmi la verità: ti ho delusa?»

La donna allo specchio non le parla. Qualora avesse potuto, probabilmente le avrebbe risposto con la schiettezza figlia della sua regione: “Bimba, tu non m’ha’ delusa, ma mi dici icché’ttu stai facendo della tua vita?” O giù di lì, è passato troppo tempo perché Bianca possa ricordare quell’accento e quelle espressioni che suo padre non ha mai ereditato, sostituendole con un italiano neutro e forbito.

La cinquantenne con il rossetto in mano si risveglia da quel ritorno al passato, grazie al diradarsi della foschia. Finisce di indossare un filo di trucco ed alcuni abiti pesanti, quindi lascia la casupola per dirigersi verso il piccolo paese di montagna a poche centinaia di metri da dove ha dormito, tanto che può spostarsi a piedi.

Inspira profondamente per assorbire l’aria pulita. Il sole riesce timidamente a saldare l’ambiente, rendendo piacevole quella passeggiata.

Giunta tra le case, Bianca si tuffa in una pasticceria, grata fin da subito per il profumo che la accoglie e che eccita immediatamente il suo stomaco vuoto dalla sera prima.

Dieci minuti più tardi, una succulenta cioccolata calda con aggiunta di peperoncino ed un piattino di biscotti deliziano le sue papille gustative. Bianca termina quel piacevole primo pasto di giornata fin troppo in fretta e con rammarico, ma si trattiene dal concedersi un bis. E’ già tarda mattinata, certamente non pranzerà ma vuole presentarsi per l’ora dell’aperitivo in un locale che gli è stato caldamente consigliato, ed è certa che se eccedesse con quella meraviglia dolciaria non avrebbe appetito fino almeno a sera inoltrata.

Nel pomeriggio passeggia per le strade del paese. E’ una bellissima giornata, la neve ha incorniciato il villaggio senza complicare la circolazione di pedoni e biciclette.

Nella piazza principale si palesa agli occhi di Bianca un mercatino di lavorazioni artigianali, soprattutto miniature. La donna assapora le fragranze dei vari tipi di legno utilizzati, cogliendo al contempo la precisione degli artisti nella cura dei dettagli.

Lascia le bancarelle con un sacchetto contenente la statuina di un taglialegna, con un passerotto appollaiato sull’ascia sospesa a mezz’aria. Il contrasto fra l’energia in movimento dell’uomo ed il necessario equilibro statico del volatile, che nel mondo reale renderebbe impossibile quella scena, ha particolarmente colpito la donna, convincendola ad investire in quell’opera qualche euro in più rispetto a quanto preventivato.

Il problema nascerà al rientro a casa. Paolo non gradirà quel soprammobile.

«Un altro ciapa pulver!» esclamerà con ogni probabilità. Approfitterà di ogni occasione perché l’oggetto si sposti in una posizione sempre più defilata, fino a concludere che una statuina nascosta alla vista non piace evidentemente a nessuno, facendola sparire in cantina o direttamente in discarica.

Bianca è tentata di restituirla, ma poi riflette sul fatto che se ha avuto bisogno di salire fin lassù per stare da sola, è anche a causa di situazioni come quella, che la condizionano da anni in ogni sua scelta.

Dopo un salto in appartamento per rilassarsi e leggere qualche decina di pagine del coinvolgente “Il profumo della carta del pane” di Joe Moro, la donna si dirige verso la meta della serata, ossia il bar con il miglior aperitivo della valle.

Un giovane cameriere sorridente la accoglie all’ingresso di un locale dal fascino antico.

Si accomoda ad un tavolino appartato. E’ certa di non conoscere nessuno in quel luogo, ma non vuole correre il rischio di incrociare qualche turista delle sue parti. Lei e Paolo non si sono lasciati, si è semplicemente presa una pausa per sé stessa da una routine che la stava soffocando, consigliata da suo marito che in quei giorni è particolarmente impegnato nel lavoro. Vederla in quel luogo da sola sarebbe tuttavia decisamente equivoco e difficile da spiegare, perciò lei spera semplicemente di proseguire la mini vacanza senza chiacchierate inopportune.

Una birra particolarmente profumata la predispone per accogliere un abbondante tagliere con qualche salume e soprattutto pane fresco e formaggi del posto. Un’esplosione di sapori si fa largo nella sua bocca, per godere della quale decide di consumare ogni boccone con i giusti tempi, senza alcuna foga dovuta all’appetito.

Un semistagionato accompagnato da un miele di tiglio la stanno conquistando, tanto che decide che ne comprerà un’abbondante porzione prima di tornare a casa, la mattina successiva. Proprio in quel momento di estasi, una signora sulla settantina si avvicina inattesa al suo tavolo.

«Mi scusi, lei è la figlia della Marietta?»

Bianca impiega qualche istante per mettere a fuoco la donna, quindi alcuni altri secondi le servono per capire il senso della domanda.

«No, mi dispiace, deve essersi confusa. Non sono di qui, sono in vacanza.»

«Lo so, cara. Anche la Marietta non era di qui, ma da ragazza veniva spesso quassù con i genitori, ed è tornata da queste parti anche con una ragazzina un paio di volte. Sa’, eravamo amiche da bambine, mi piacerebbe sapere come sta perché è un po’ che non la vedo.»

Effettivamente, si ritrova a pensare Bianca, sua madre si chiama Maria, ed è vero che lei conosce quel paese perché i suoi genitori l’avevano portata lì in vacanza da ragazzina. Possibile che la signora l’abbia riconosciuta, considerato che da allora erano passati quasi quarant’anni?

«Guardi, le faccio vedere una foto di mia madre di qualche giorno fa, così mi dice se è effettivamente la persona che pensa lei.»

Dopo una trentina di secondi, Bianca riesce a recuperare l’immagine di lei sorridente al fianco di Maria, all’uscita dalla chiesa dopo il matrimonio di un giovane parente.

«L’è lé! Certo!»

La sorprendente memoria fotografica della signora viene testata da Bianca con alcune domande che le dimostrano come i suoi ricordi siano autentici.

Chiacchierano per una mezz’ora dei tempi andati, quando l’ospite a sorpresa e Maria erano ragazze giovani e piene di voglia di vivere.

Alla fine, la donna chiede inevitabilmente a Bianca: «E tu? Cosa fai nella vita?»

La più giovane tra le due sospira: «Non lo so proprio.»

Franca, l’amica di sua madre, non riesce a nascondere un’espressione perplessa.

Bianca si sforza di spiegare: «Sono sposata da venticinque anni con un uomo che credo di amare, e che sono sicura che mi ami ancora, seppure a modo suo. Mi sono laureata in agraria, però abbiamo deciso insieme che fosse una strada poco redditizia e poco stabile perché potesse rappresentare una base solida per il nostro futuro insieme. Mi sono perciò dedicata a lavori d’ufficio, che mi hanno portato sempre più lontano dalla natura che adoro fin da quando mia nonna mi ha insegnato ad apprezzarla. Negli ultimi tempi mi sono sentita sempre più soffocare per una realtà in cui mi riconosco. Vorrei fuggire, ma non saprei come, né dove. Non posso lasciare mio marito, perché dopo venticinque anni di matrimonio il fatto di voler cambiare vita non è una motivazione sufficiente; oltretutto, non posso pensare di sostentarmi con una professione che dopo la laurea non ho mai veramente affrontato. Alla fine, la scelta di una carriera più solida per i nostri futuri figli mi si è rivoltata contro, anche perché non abbiamo avuto la benedizione di un erede che le desse un senso.»

Franca resta a bocca aperta. Non avrebbe mai immaginato che quella donna, figlia di una sua amica così forte e determinata, potesse aprirsi tanto facilmente facendole dono di simili confidenze. Evidentemente, Bianca non ha spesso modo di confrontarsi con amici o altri parenti, forse per il timore di deludere la famiglia.

«Mi scusi, non avrei dovuto rovesciarle addosso i miei tormenti.»

«Non importa. Posso dirti però una cosa?»

Ovviamente, dopo una confessione tanto intima, Bianca avrebbe dovuto aspettarsi un consiglio in risposta, ma non ha ancora realmente accettato, e tantomeno elaborato quello che lei stessa ha appena descritto, perciò teme che le parole che sentirà possano ferirla.

«Non si deve preoccupare, davvero, forse le ho dato l’impressione di essere poco serena, ma sto bene.»

«Forse è vero, ma permetti a questa anziana amica di tua madre di regalarti poche parole, dopodiché ti lascerò libera di goderti la tua serata, a patto che mi prometti di salutarmi Marietta.»

Una breve pausa consente a Bianca di rassegnarsi ad accettare le parole della donna di fronte a lei.

Franca prosegue: «Vedi, quando eravamo giovani io e tua madre, i nostri sogni non andavano molto in là rispetto ad avere un buon matrimonio, dei figli e possibilmente a viaggiare un po’. Certo, speravamo di trovare un buon lavoro, ma non era poi così importante. Oggi è diverso, e se anche non sei più giovanissima, le opportunità non mancano a chi ha la passione che covi ancora dentro al tuo cuore. Perché io lo vedo, quell’entusiasmo che ti ha regalato tua nonna. L’ho letto nei tuoi occhi quando mi hai parlato del tuo amore per la natura.»

«E secondo lei, cosa dovrei fare? Buttare via venticinque anni della mia vita?»

Franca ride con leggerezza, divertita da una considerazione: «Esattamente cosa pensi che ti mancherebbe di questi venticinque anni? Un marito che ti ama a modo suo, come hai detto tu, e che ti ha lasciata da sola in questo momento di difficoltà? Pensi davvero che non sia solo l’abitudine a farti tornare da lui tutte le sere?»

Bianca fatica ad ammettere una realtà di cui inconsciamente è perfettamente consapevole. Le parole della semisconosciuta presentatasi come un’amica di sua madre dimostrano quanto sia evidente la sua totale insoddisfazione nei confronti della sua attuale esistenza, di un marito incapace di sostenerla dopo averla spinta a compiere scelte distanti dalla sua volontà originaria, di un lavoro stressante ed a cui ormai fatica ad appassionarsi, nonostante la spinta determinata dall’etica.

Sorprendendo in primo luogo sé stessa, Bianca sente le lacrime rigarle il volto.

Franca non è altrettanto stupita, ma certo resta dispiaciuta per la reazione provocata dalle sue stesse parole: «Non volevo farti commuovere, ma mi è sembrato giusto farti notare queste cose che certamente già sapevi, solo non avevi la forza per ammetterle.»

«E’ la verità, ma non so come uscirne.»

«Si dà il caso che mio nipote abbia ereditato un’importante azienda agricola e vitivinicola, ed avrebbe bisogno di una mano. Fatica però a fidarsi delle persone. Secondo me, tu gli piaceresti e riusciresti a convincerlo a darti un’occasione. E non pensare nemmeno un istante di non essere preparata: se ti ho inquadrata bene hai trascorso gli ultimi venticinque anni ad aggiornarti sui tuoi studi in agraria.»

E’ la verità. Bianca non ha mai abbandonato la sua passione, che tuttavia è rimasta confinata ad un piccolo sfogo culturale e nulla più. A livello di pure basi tecniche, non ha nulla da invidiare ad un ragazzo che abbia appena terminato gli studi.

«Dove posso trovare suo nipote?»

«Così mi piaci!» risponde Franca sorridendo.

Le due donne si salutano qualche istante più tardi, dopo che un tovagliolo ha ospitato i riferimenti del giovane imprenditore agricolo. Bianca ha infatti bisogno di riflettere sulle conseguenze imprevedibili di quella conversazione: un nuovo lavoro, la fine del suo matrimonio, una nuova vita…

Approfitta della ritrovata solitudine per chiamare sua madre e raccontarle dell’incontro imprevisto, e possibilmente farsi aiutare a diradare la nebbia che ha invaso la sua mente colma di nuovi pensieri.

«Bianca, sei forse impazzita? Franca è venuta a mancare ormai cinque anni fa!»

La donna si irrigidisce, il telefono in mano. Chi diamine era l’anziana signora con cui ha parlato fino a poco prima?

Per comprendere se sia davvero vittima del picco di stress che sta subendo, Bianca chiede ad un cameriere ed al proprietario del locale se conoscano la donna che poco prima si è seduta al tavolo con lei. Per tutta risposta, entrambi confermano di non avere visto nessuna persona in sua compagnia.

Eppure, oltre a quella vivida visione lei ha segnato un nome ed numero di telefono su di un tovagliolo.

Decide di fare un ultimo tentativo.

«Pronto? Buongiorno signor Rossi, mi scusi per il disturbo: mi chiamo Bianca, mi hanno dato il suo numero perché mi è stato detto che potrebbe interessarle una laureata in agraria, anche se non più giovanissima. Le va se ci conosciamo domani mattina? Bene, mi fa molto piacere. In realtà il suo numero me lo ha dato mia madre, che conosceva la signora Franca. Sì, proprio sua nonna. Bene, allora a domani, buona serata!»

Un brivido lungo tutto il corpo si è impadronito di Bianca quando ha capito che dall’altra parte del telefono aveva trovato proprio il nipote della signora comparsa davanti ai suoi occhi poco prima, ma in realtà deceduta ormai cinque anni addietro. Quale che sia stata la ragione di quella visione, la donna cerca di non darle troppo peso, nel limite del possibile, per concentrarsi sull’occasione che avrà il mattino successivo.

Tre anni più tardi, Bianca lavora assiduamente presso il nipote di Franca. Ha scoperto che è stata proprio l’anziana donna ha lasciare al ragazzo in eredità la proprietà. La loro collaborazione ha dato rapidamente i suoi frutti, così l’azienda condotta dal giovane ha iniziato a farsi conoscere anche oltre i confini della regione grazie soprattutto ad alcuni prodotti autoctoni riscoperti di recente dal grande pubblico, e valorizzati anche grazie alle conoscenze ed alla voglia di sperimentare di Bianca.

Il marito della donna ha deciso di non seguirla in questa avventura. Trascorsi un paio di mesi dalla separazione, ha iniziato a consolarsi con una ragazza molto più giovane di lui, a sua volta segretamente determinata a vivere la passione della sua età tra le braccia di un altro uomo.

Bianca non se l’è presa, pur avendo capito che quella relazione doveva avere avuto inizio ben prima della sua fuga. Era chiaro da tempo che la routine aveva spento qualsiasi forma di passione e di sentimento nella loro coppia. In montagna non ha ancora trovato un nuovo compagno, ma non le importa.

Ciò che più conta è l’avere soddisfatto il desiderio suo e di nonna Lina, che la osserva orgogliosa da ovunque si trovi, in compagnia della misteriosa signora Franca che, grazie a chissà quale scherzo della mente o ad un evento al di là dell’umana comprensione, ha contribuito in modo sorprendentemente efficace a cambiarle in meglio la vita.

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