Categorie
Racconti brevi

Il poeta

Un poeta è in cerca dell’ispirazione perduta.

Il poeta sedeva sulla panchina con lo sguardo perso nel vuoto. Sentiva di avere perso la capacità di evocare le sue emozioni nei versi, e ciò lo lasciava smarrito come un ragazzo al primo giorno di lavoro.

Teneva appoggiato sulle sue gambe il fidato quaderno con la copertina in legno di bambù. A quelle ruvide pagine aveva affidato negli anni i suoi sogni e le speranze, ma anche i timori per il futuro ed il ricordo delle cicatrici del passato.

Il foglio che avrebbe dovuto accogliere i suoi pensieri, quel giorno era desolatamente vuoto. C’è qualcosa di magico ed al tempo stesso di angosciante in una pagina bianca: da una parte, è entusiasmante iniziare a creare qualcosa di totalmente nuovo, dando vita alla propria arte in versi, perché non si può mai sapere dove ci condurrà quel viaggio all’interno della nostra anima; al tempo stesso, se la carta resta intonsa troppo a lungo significa che qualcosa si è inceppato nel nostro meccanismo interiore. Quasi certamente non stiamo affrontando il momento giusto per dare forma ai nostri pensieri, lieti o tetri che siano.

Il momento di aridità creativa si trasforma in un problema quando le ore di sterilità si susseguono fino a diventare giorni. Il poeta non sentiva sgorgare le proprie emozioni dal cuore alla penna oramai da una settimana, nonostante fosse giunta la primavera, ed ogni mattina dopo avere salutato la moglie e la figlia si fosse seduto pazientemente sulla sua solita panchina, nel parco del paese, il quaderno in grembo in attesa di ricevere le sue pennellate d’inchiostro.

Cosa si era rotto dentro di lui? Cosa poteva essere accaduto per sopprimere la sua creatività fino all’assenza di sentimenti? Eppure, la natura rinascente che lo circondava aveva attivato il suo corpo tanto quanto il suo spirito: provava il desiderio di caricarsi in spalla la famiglia e di partire per girare il mondo, per vivere mille avventure e collezionare centinaia di ricordi. Aveva provato a raccontare quella positività, ma nulla che meritasse di tramutare in blu quei fogli bianchi era giunto alla parte cosciente del suo essere.

Rimase sulla panchina per ore. Aveva scelto di scrivere per vivere, e di vivere per scrivere. Se tuttavia l’arte dentro di lui si era improvvisamente spenta, avrebbe deluso sé stesso in primo luogo, e le persone intorno a lui come immediata conseguenza. Avrebbe dovuto riporre la parte più importante di sé in un cassetto, costringendosi a trovare un lavoro che avrebbe detestato, diventando un uomo che non gli era mai interessato essere. Con tutto il rispetto possibile, ma per anni aveva contribuito al sostentamento della famiglia grazie ai suoi versi ed ai racconti che aveva concepito, riuscendo al contempo ad essere costantemente presente nella vita di sua figlia. Un privilegio che, se avesse trovato un impiego, gli sarebbe stato negato, come in fondo accadeva alla maggior parte dei padri.

Quando comprese che la giornata iniziava a volgere al termine, con il vuoto nel cuore si apprestò a richiudere il quaderno, su cui aveva appuntato e presto cancellato diverse parole inconcludenti. Parole così vuote di sentimenti che non avrebbero meritato di sporcare quel foglio sfortunato.

Mentre portava lo sguardo dall’infinito alla realtà di fronte a lui, vide tre donne sopraggiungere dall’ingresso del parco. Non erano persone qualunque, bensì si trattava delle donne più importanti della sua vita: sua madre, sua moglie e sua figlia. Erano arrivate fino a lì passeggiando per il paese, dopo i rispettivi impegni, probabilmente per ricondurlo a casa.

L’iniziale pudore che lo investì, al pensiero che le avrebbe deluse spiegando la sua ormai conclamata incapacità di dare vita alla sua arte, venne sostituito da una violenta ammirazione per la fierezza con cui incedevano verso di lui, donne illuminate dal sole in discesa alle loro spalle. Persone tanto differenti, e che per età ed esperienze diverse vivevano in modo molto personale la rispettiva femminilità.

Il poeta sorrise: la soluzione ai suoi problemi era così vicina da essersi confusa con il mondo che aveva cercato di abbagliarlo con i colori ed i profumi della primavera. Abbassò lo sguardo, spalancando il quaderno che aveva iniziato a socchiudere. Prese diversi appunti su ciò che avrebbe voluto scrivere, e che nei giorni e nelle settimane successivi avrebbero dato vita ad un torrente in piena di pensieri che avevano come unico comune denominatore l’importanza delle donne nella sua esistenza. Parole belle ed intense, che sarebbero state largamente apprezzate perché, nonostante il tema d’uso frequente, sarebbero riuscite ad essere tutt’altro che scontate, rappresentando da un punto di vista maschile tutto l’orgoglio e la difficoltà di essere donna. Ancora oggi. Nonostante gli insegnamenti del passato e la follia degli uomini descritta anche ai nostri giorni dalla cronaca.

Per quella sera, tuttavia, si sarebbe limitato a segnare i capisaldi del suo ritorno alla creatività. Si alzò, andando incontro alle tre donne più importanti della sua vita. Loro lo guardarono, piacevolmente sorprese dal suo sorriso così sincero ed aperto.

Lui semplicemente spiegò: «Verrà forse un giorno in cui vi deluderò. Arriverà un momento in cui non riconoscerò più in me stesso la persona che ho sempre voluto e creduto di essere. Fino a quel momento, voglio solo consegnarvi una certezza: vi voglio bene, e se in quell’ipotetico giorno me ne dovessi dimenticare, vi prego di ricordarmelo, perché il vostro amore è l’energia che mi tiene in vita e che mi rende l’uomo che avete di fronte in questo momento.»

La famiglia lasciò il parco, lieta ed unita nell’amore che legava ognuno di loro e che, nonostante le difficoltà insite nel destino di qualsiasi rapporto, nel loro futuro non sarebbe mai venuto meno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *